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Riceviamo e volentieri pubblichiamo

Dovremmo attendere (forse meno del previsto) per conoscere chi vincerà le prossime elezioni politiche ma un cosa è certa: con il nuovo sistema elettorale appare chiaro – fin da subito – chi “comanderà” il prossimo Parlamento.

In ciò, il nuovo sistema elettorale, sempre che trovi accoglienza presso le Camere – passaggio per niente semplice, né scontato -, appare assai più “cinico” e “prepotente” del famigerato porcellum.
Al di là dei tecnicismi, degli sbarramenti, dei salva questo o quello – la nuova legge elettorale consegna il Parlamento, non nelle mani dei segretari nell’accezione plurale del termine (cosa già di per sé discutibile), ma bensì nelle mani del leader o del plenipotenziario di destra e sinistra. Uno
per parte e Dio per tutti!

Altro che governabilità; l’Italicum, frutto dell’accordo B-R (acronimo, storicamente, non proprio rassicurante), ridisegna i contorni dei concetti di democrazia, di rappresentanza e di rappresentatività. Il combinato disposto delle piccole liste bloccate (per le quali, in tutte le circoscrizioni, i capilista delle due coalizioni – ovvero i fedelissimi dei due “capi” – entrano sicuramente in Parlamento), delle alte soglie di sbarramento per i partiti coalizzati e per le coalizioni (con l’imposizione -di fatto- del bipartitismo) genera una distorsione unica: concluso il deposito delle liste si può – con buona approssimazione e fatti salvo i seggi assegnati con il premio di maggioranza – disegnare gran parte del nuovo Parlamento.

L’Italicum non solo permetterà di sapere la sera delle elezioni chi ha vinto e chi ha perso (obiettivo condivisibile), ma – cosa più unica che rara – permetterà di sapere, trenta giorni prima del giorno delle elezioni, la formazione di gran parte della rappresentanza parlamentare.
Un’aberrazione bell’e buona che getta un’ombra sinistra sulla reale ragion d’essere della competizione elettorale: momento cruciale del confronto democratico.
Di fronte a tutto ciò il balletto-farsa sulle preferenze, sulla rappresentanza di genere o sulla candidatura in più collegi, assume un sapore di retroguardia. Un gusto di vuoto che lascia smarriti.
L’Italia ha certamente bisogno di cambiare verso. Ma non per tornare indietro.

Daniele Marchetti
Responsabile ufficio stampa Gruppo NCD Consiglio regionale della Toscana

Perché l'Italicum è più prepotente del Porcellum

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