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L’hanno già ribattezzato il caro-birra, ovvero la copertura finanziaria del decreto Istruzione che il governo vorrebbe individuare nella maggiore tassazione degli alcolici. All’ipotesi si oppone il presidente della commissione Cultura della Camera, Giancarlo Galan (Pdl), che minaccia le dimissioni.

Il parere contestato
Alla base della proposta, il parere negativo dichiarato in via preventiva dal Governo sugli emendamenti proposti dal relatore all’art. 25 del testo del dl Istruzione che sancisce “la copertura delle spese mediante l’aumento della tassazione su birra e altre bevande alcoliche”. Secondo l’ex ministro forzista ed ex governatore del Veneto, sono “emendamenti politicamente significativi”, ragion per cui in caso di conferma alla copertura finanziaria individuata dal testo dell’Esecutivo “non esiterebbe un momento a rassegnare le proprie dimissioni da relatore”. Galan ricorda di essere stato il primo ad aver “preteso dal Governo un confronto con la commissione nel merito della questione” e ribadisce di “non poter sostenere un eventuale mandato a riferire favorevolmente in Assemblea sul provvedimento nel caso in cui la commissione non approfondisse adeguate tematiche fondamentali”. Sulla materia tra l’altro si era pronunciata pochi giorni fa anche la commissione Finanze di Montecitorio, con un parere favorevole ma ad una condizione: reperire risorse con modalità alternative all’aumento dell’aliquota dell’accisa sugli alcolici.

Iva e Poste
La proposta di Galan (ancora in esame ma il governo ha chiesto di accantonare l’emendamento) era che l’Iva per le Poste potesse essere pagata su bollette ed estratti conto. Si tratta delle disposizioni fiscali in materia di assoggettabilità all’Iva di alcuni prodotti postali garantiti  da Poste Italiane: la posta massiva, come le bollette, estratti conto, assicurazione, ora esenti da Iva. Già la commissione Finanze alla Camera aveva osservato che “le coperture non possono essere reperite con l’aumento delle accise sugli alcolici che avrebbe ricadute negative non solo sui settori interessati ma sull’intera dinamica dei consumi”. Per cui Galan aveva proposto la modifica integrale dell’articolo 25 relativo all’aumento delle accise sulla birra e sui prodotti alcolici, quindi la copertura del decreto Istruzione sarebbe potuta arrivare in parte dall’introduzione dell’Iva su alcuni prodotti di Poste Italiane, ora esenti.

Il decreto della discordia
Il suddetto emendamento sarebbe andato a modificare l’articolo che disciplina le esenzioni Iva nel dlgs 633 del 1972 (Istituzione e disciplina dell’imposta sul valore aggiunto). Ma il pagamento dell’imposta da parte di Poste Italiane non sarebbe ricaduto sui consumatori, per cui sarebbe toccato all’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (Agcm) vigilare sull’osservanza delle disposizioni. La proposta di modifica (applicazione dell’Iva ad aliquota ordinaria a quasi tutti i servizi resi da Poste Italiane diventerebbe a carico integrale del gestore) era già stata presentata in una forma simile in Senato nell’ambito della conversione del decreto legge sull’Iva, ma fu bocciata dal governo e dalla commissione Finanze perché inammissibile ai sensi dell’articolo 81 della Costituzione. Per cui, aggiunge Galan, si tratta di “una battaglia liberale che non potevo non intestarmi”.

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