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Grazie all’autorizzazione del gruppo Class editori pubblichiamo l’analisi di Edoardo Narduzzi apparsa su Italia Oggi, il quotidiano diretto da Pierluigi Magnaschi.

L’ultimo documento rilasciato dall’Ocse lo conferma ancora una volta. I ministri tecnici continuano a fare previsioni sballate: secondo il ministro Saccomanni nel 2014 il pil italiano crescerà dell’1%, mentre l’organizzazione parigina prevede solo uno +0,6% con una domanda interna piatta.

Un biennio di governi di larghe intese accompagnato da ministri tecnici dal pedigree inappuntabile al vertice del ministero dell’Economia deve far riflettere non poco sul profilo che è bene che abbia il prossimo numero uno del dicastero più importante.

Mario Monti, Vittorio Grilli e Fabrizio Saccomanni hanno contribuito a dare la spallata finale alla credibilità dei tecnici incapaci di fare le riforme strutturali ed adottare politiche economiche di discontinuità effettivamente in grado di posizionare l’Italia su una traiettoria di sviluppo. Nel triennio 2012-2014, se tutto andrà come previsto dall’Ocse nel 2014, l’Italia avrà perso il 3,6% di pil e raggiunto il primato del paese con la più elevata pressione fiscale tra quelli avanzati. I tecnici hanno messo le solite tasse su bolli, benzina, sigarette e Iva e fatto praticamente nulla per riformare la rigidità dei mercati domestici e tagliare la spesa pubblica corrente. Servivano i tecnici per un risultato tanto scadente?

Quando, ad esempio nel dicembre 2011, il governo tecnico presieduto da Mario Monti varò il cosiddetto dl Salva-Italia il pil 2012 entrò in consiglio dei ministri con un valore di stima pari a una lieve crescita dello 0,3% e ne uscì in recessione a -0,5%. A fine corsa l’Istat ha certificato un calo del 2,4%. La differenza, trattandosi di documenti predisposti da un governo tecnico, è da fare rabbrividire: quasi il 400% di scostamento in negativo.

Perché i tecnici made in Italy sono così scarsi?

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