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Si è giocato tutto al rush finale, ma il patto di sindacato di Mediobanca può dirsi salvo. A dire addio al patto sono stati il gruppo Generali, con l’ad Mario Greco che mantiene gli impegni sul focus prettamente assicurativo dopo aver ceduto anche la quota in Telecom agli spagnoli di Telefonica, e Unipol, che si scrolla di dosso la quota ereditata con l’acquisizione Fonsai. Ma a rappresentare l’ago della bilancia è stata l’Italmobiliare della famiglia Pesenti, che svincolando solo l’1% della sua quota, ha permesso al patto di Piazzetta Cuccia di mantenersi in piedi con il 30% del capitale.

La mossa salva-patto della Italmobiliare Pesenti

Italmobiliare ha deciso di liberare dal patto di sindacato di Mediobanca solo parte della propria partecipazione nella banca. Il comitato esecutivo della società ha deciso infatti di mantenere all’interno dell’accordo di blocco di Mediobanca l’1,6% della partecipazione e di svincolare il restante 1% (oggi il gruppo della famiglia Pesenti detiene il 2,62% di Mediobanca). In questo modo Italmobiliare “intende garantire stabilità, sostegno e indirizzo gestionale alla banca in una delicata fase di trasformazione del tessuto economico nazionale che coinvolge alcuni tra i principali gruppi del Paese, una fase in cui Mediobanca potrà esercitare un ruolo determinante”.

La disdetta di Groupama

Il patto dell’istituto di Piazzetta Cuccia, per il quale scadeva ieri il termine delle disdette, si rinnova dunque per un soffio, scendendo dal 42 al 30% del capitale, dopo la disdetta al fotofinish di Groupama (4,9%). Con l’uscita di Fonsai (3,8%), Generali (2%), Italmobiliare (solo per l’1%) e Marco Brunelli (0,16%), il passo indietro dei francesi ha rischiato di far scendere la quota vincolata al patto sotto la soglia del 30% in mancanza della quale l’accordo si scioglie automaticamente. Di fatto la scelta dei Pesenti di lasciare vincolato l’1,6% sembra aver salvato il patto.

mediobanca

Mediobanca e poteri barcollanti, Pesenti salva il patto dopo l'addio di Generali e Unipol

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