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Nelle università americane danno fiducia ai propri studenti, li chiamano a partecipare alle lezioni e li rendono protagonisti attivi della loro stessa formazione. Qui non si imparano troppe nozioni – come accade invece in Europa, dove gli studenti mandano giù tomi di centinaia di pagine. Se ne imparano poche, che però vengono messe in pratica da subito. È l’Active learning, il metodo di studio anglosassone.

Phoenix, AZ, USA – Gli studenti dell’Arizona State University passeggiano per il campus sorridenti e spensierati. Non ce n’è uno che sembri affannato, stanco, preoccupato per il lavoro o per gli esami imminenti. Il perché di questo loro atteggiamento? Non certo perché siano lavativi, anzi. La serenità di chi studia in un’università americana è presto spiegata.

Il trucco si chiama Active learning, ed è il metodo di studio utilizzato dagli anglosassoni. Nulla di eccezionale: questo metodo consiste semplicemente nel rendere la partecipazione degli studenti più attiva possibile. Domande, interventi, proposte, sollecitazioni, suggerimenti vengono tanto dai professori quanto dagli studenti, che sono messi in condizione di dire la propria con la massima serenità – aumentando di conseguenza la probabilità di fare bene.

I corsi sono strutturati in maniera più intelligente rispetto a quelli europei: le lezioni sono più “asciutte” e meglio indirizzate rispetto a quelle dei sistemi di istruzione europeo. Sono concepite in modo tale da economizzare ogni piccolo momento di concentrazione. Qui il professore non obbliga i suoi studenti all’attenzione, semplicemente si ingegna per far sì che il suo messaggio venga recepito nel modo migliore e nel minor tempo possibile. Tra i vari corsi che vengono frequentati dai dottorandi delle università americane, esiste quello di Pedagogia, basato su un unico obiettivo: insegnare come insegnare.

Gli studenti vengono poi esaminati con la massima precisione, con una scala di valutazione ragionata che individua ogni preciso requisito necessario per svolgere un buon lavoro. Gli esami sono molto più frequenti: vi è infatti – di media – una prova a settimana, di lunghezza limitata e con un basso livello di difficoltà, un esame più complesso a metà semestre ed uno a fine semestre, che funge da ultimo scoglio per poter ottenere una valutazione complessiva. Qualora uno studente non fosse soddisfatto del risultato o avesse dei dubbi sulle lezioni seguite, i Teaching assistant, che affiancano il professore, sono disponibili negli orari di ricevimento a chiarire ogni dubbio e a dare spiegazioni ulteriori sulle questioni trattate a lezione. In questo modo, oltre a garantire un sistema di apprendimento snello e proficuo, lo studente acquisisce fiducia in se stesso, sicurezza e consapevolezza – proprio ciò che manca alla maggior parte degli studenti europei, molti dei quali ancora impauriti da un professore visto come un’autorità da non contraddire.
Sicuramente si penserà che corsi di pedagogia esistono anche nel nostro Paese e che l’educazione americana non è poi così tanto differente né migliore della nostra. Ma non è così. Nelle università americane si insegna a lavorare, qualunque sia il lavoro. L’imperativo qui è uno solo: effectiveness, efficacia. E a lezione si impara ciò che si dovrà fare. Gli studenti qui hanno un piede nel futuro.

Il risultato di questo metodo? Sicuramente chi studia in America sarà meno erudito di chi studia in Italia, in Francia o in Germania, ma senza dubbio non si troverà davanti a problemi insormontabili una volta catapultato nel mondo del lavoro.

Twitter @FraOnorato

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