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Non è solo la brace delle tensioni siriane a covare sotto la cenere del G20 di San Pietroburgo a Mosca. “L’allenta tu che allento io” delle banche centrali più influenti al mondo continua a tenere banco. Se l’ultimo vertice G20 aveva puntato il dito contro la politica monetaria ultraespansiva del Giappone, la tre giorni russa prepara la partita tra economie avanzate e Paesi in via di sviluppo, innervosite dal deflusso di capitali dalle loro piazze causato dalle mosse del governatore della Fed, Ben Bernanke.

Le mosse di Bce e Bank of England

Mentre Europa e Usa sparano a festa per i primi dati economici positivi, sono soprattutto gli Emergenti a disperarsi per un rallentamento del loro exploit. E le criticità interne si sommano alle manovre della Fed statunitense, pronta a una stretta monetaria che provoca aumento dei tassi d’interesse americani e rivalutazione del dollaro che sembrano danneggiare soprattutto India e Brasile. Nel frattempo, giovedì la parola spetterà alla Banca Centrale Europea, anche se gli analisti si attendono tassi invariati anche alla luce dello stato dell’economia e dell’andamento dei mercati europei, e poi e alla Bank of England.

Le raccomandazioni dell’Ocse a Bce e Fed

Un incoraggiamento a perseguire politiche monetarie espansive, senza frenare in modo troppo brusco, oltre al Fondo Monetario internazionale, è arrivato anche dall’Ocse. L’ente parigino ha chiesto alla Bce di mantenere ”condizioni accomodanti” e di valutare misure ad hoc per facilitare la trasmissione delle decisioni di politica monetaria all’economia reale, soprattutto in termini di credito. Alla Fed, invece, l’Ocse ha raccomandato il mantenimento di tassi bassi per un certo periodo, impegno che la Fed si è assunta fino a che il tasso di disoccupazione non scenderà al 6,5%. La Fed pubblicherà oggi il Beige Book, il rapporto sullo stato dell’economia, sulla base del quale assumerà le decisioni di politica monetaria il prossimo 17-18 settembre. Un quadro che sarà completato venerdì con i dati ufficiali sul mercato del lavoro, dopo i dati positivi sul settore manifatturiero, con l’indice Ism salito ai massimi degli ultimi due anni, e sulla spesa edilizia che ha toccato il record dal 2009.

Il crollo della rupia e le sfide del nuovo governatore indiano

Ma l’ordine sparso delle politiche monetarie dei Paesi avanzati crea confusione sui mercati, e non solo. Il panico degli investitori si sta scaricando pesantemente sulla rupia, che ha segnato un calo contro il dollaro del 16% solo da giugno. E nonostante l’aumento record dei tassi d’interesse per sostenere la valuta indiana, il totale dei capitali in fuga ammonterebbe già a 11,5 miliardi di dollari secondo il Guardian. E, come sottolinea Business Insider, il nuovo governatore Raghuram Rajan, il cui mandato inizierà giovedì, si troverà da subito di fronte ad una sfida complessa: decidere se far crollare la rupia o proseguire nella stretta, con un aumento dei tassi nel breve periodo e il rischio di credit crunch e di avvitamento della recessione.

Gli Emergenti che spingono per un’exit strategy

L’India auspica quindi che l’imminente riunione del G20 di San Pietroburgo ”incoraggi e promuova il coordinamento delle politiche fra le principali economie in modo da operare per una ripresa ed una crescita dell’economia globale ampia e sostenuta. Prima di partire oggi da New Delhi per la Russia, il premier indiano Manmohan Singh ha detto di voler enfatizzare durante il vertice “la necessità di una uscita ordinata dalle politiche monetarie non convenzionali perseguite dal mondo sviluppato negli ultimi anni, in modo da non danneggiare le prospettive di crescita del mondo in sviluppo”. Inoltre il G20 dovrebbe nelle sue decisioni “assicurare priorità alla dimensione dello sviluppo, concentrarsi sulla creazione di posti di lavoro, promuovere gli investimenti nelle infrastrutture come mezzo per stimolare la crescita globale e per creare i presupposti nei paesi in sviluppo per una crescita sostenuta a medio termine”.

Il fronte degli Emergenti

Singh ha infine ricordato che a margine del G20 si svolgerà un incontro informale dei leader del Brics (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica) per uno scambio di idee sull’agenda del vertice e per fare il punto sui progressi rispetto alle decisioni importanti assunte dai leader Brics a Durban nel marzo scorso.

La presa di posizione del giapponese Abe

Ma il primo ostacolo dell’India sembra essere il Giappone, indifferente alle scelte monetarie degli altri Stati e teso a continuare sulla via delle immissioni monstre. Il primo ministro giapponese Shinzo Abe ha già spiegato che al summit intende ribadire la linea monetaria espansiva di Tokyo, assicurando crescita senza tralasciare la disciplina fiscale. Il debito cresce a dismisura, è l’obiezione alle politiche del governatore nipponico Kuroda, ma “il Giappone non può rimettersi in sesto a livello finanziario senza stimolare la ripresa economica”. Prima la ripresa, poi il contenimento del debito. Bando all’austerità, la priorità, a Tokyo, è questa.

Ecco il dossier (non siriano) che preoccupa Obama per il G20

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