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Meglio un colpevole in libertà che un innocente in galera. Tra un uomo, nonché leader di partito – colpevole di non poter non sapere, oppure di sapere in quanto informato ma non si conoscono i nomi di chi lo avrebbe informato – ed il giudice chiacchierone che lo ha condannato, meglio il primo, anche se di nome fa Silvio Berlusconi.

Capita a volte che alcune dichiarazioni siano talmente stupide da far pensare che probabilmente non lo siano affatto. È il caso dell’intervista rilasciata dal giudice Esposito al quotidiano napoletano il Mattino. Ascoltando la registrazione del colloquio telefonico, c’è da sobbalzare sullo sdraio e pensare di essere vittima di un colpo di calore. Allora lo riascolti più volte, ma la sensazione finale che ne trai non può essere diversa da quella di uno stupore misto ad incredulità e sgomento. Poi ti chiedi: perché un alto magistrato come Esposito cade in un errore così evidente, soprattutto in un momento delicatissimo per le Istituzioni e per il ruolo dell’uomo che il collegio da lui presieduto ha definitivamente condannato?

Nel contempo, gli fornisce un assist non da poco, costringendo il Csm ad aprire un fascicolo e gli avvocati difensori del condannato Berlusconi a lavorare sotto l’ombrellone. Riaccende ancora il dibattito sul rapporto tra democrazia e magistratura, tra un potere ed un ordine dello Stato, induce a lunghe riflessioni sulla debolezza della politica in relazione all’uso per molti strumentale che sembrano aver svolto alcuni magistrati dai tempi di Mani Pulite, spesso con troppa disinvoltura ed a senso unico. Di certo, il giudice Esposito poteva risparmiarsi l’uscita.

Paradossi italici che segneranno le prossime due settimane tra accese discussioni da spiaggia e soluzioni suggerite da bomboloni e granite. Poi arriverà la fine dell’estate e di colpo le questioni ancora aperte si ripresenteranno in altri lidi, quelli istituzionali. Vedremo scontri epici ed effimeri tra questurini della politica e paladini della libertà. Vedremo un sindaco gigliato novello Ulisse preparare il suo cavallo di Troia per sfondare le mura del suo partito e tentare la conquista del trono. Ci sarà poi il più anomalo dei pregiudicati con la sua nuova chiesa richiamare a sé i fedeli per l’ultima crociata. Poi ci saranno gli altri, i leaderini con percentuali da farmacista che hanno sempre la soluzione ma non sono in grado di dare il buon esempio, ovvero di incidere.

Con questo stato di fatto, in verità non si sono molte ragioni razionali per essere fiduciosi. Tuttavia, nel Paese più anormale dell’universo tutto è possibile. Quindi, mi chiedo, perchè non sperare nel buon senso, in particolare quello dei piccoli leader dell’area che si identifica nel centrodestra Italiano? Un percorso di ridefinizione e rilancio oggi sarebbe possibile, a patto di voler pulire il banco da vecchi pregiudizi, abbandonare i personalismi ed eliminare atteggiamenti di supponente sdegno nei confronti dell’unico leader dimostratosi in grado di portare voti, alternativo a quella sinistra che, anche con una eventuale affermazione di Renzi, sarebbe sempre schiava, quindi succube, dei suoi azionisti di riferimento.

Più volte abbiamo avuto modo di rimarcare la necessità di distinguere il fine dai mezzi. Mi perdoni il Cavaliere se lo definisco tale, ma Berlusconi è il mezzo ideale per raggiungere lo scopo, per le sue doti carismatiche e per le risorse, anche economiche, che può mettere in campo. Lo si aiuti negli anni che gli restano da vivere nel mantenere fede alla promessa fatta a suo tempo e possa quindi realizzarla con il contributo di tutti coloro che si identificano negli ideali di libertà e progresso, di chi la ricchezza prima la crea e poi pensa a come ridistribuirla e pone lo Stato al servizio dei cittadini e non viceversa.

In fondo la speranza costa poco ed un popolo di liberali e sognatori, sebbene stanchi e delusi, può ancora permettersi di confidare almeno in questo per la sorte futura di un Paese che non sarà forse normale, ma che è certamente il più bello del Mondo.

Meglio Berlusconi di Esposito

Meglio un colpevole in libertà che un innocente in galera. Tra un uomo, nonché leader di partito - colpevole di non poter non sapere, oppure di sapere in quanto informato ma non si conoscono i nomi di chi lo avrebbe informato - ed il giudice chiacchierone che lo ha condannato, meglio il primo, anche se di nome fa Silvio Berlusconi.…

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