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Berlino è pronta ad un referendum energetico. Domenica si vota infatti per il ritorno della rete elettrica della capitale nelle mani pubbliche. Una mossa che rischierebbe di danneggiare chi detiene ora la licenza, Vattenfall, il gruppo svedese tra i maggiori in Europa.

Un sì dei berlinesi taglierebbe una fetta importante del mercato alla società scandinava, oltre a togliere un flusso di reddito ‘garantito’. Ma il referendum ha anche delle ambizioni, da parte dei tedeschi, di carattere nazionalista. Nel senso che è l’ultima iniziativa dei cittadini desiderosi di assumere un maggiore controllo della loro alimentazione. E già lo scorso settembre il popolo di Amburgo (seconda città per dimensione in Germania e porto principale) ha compiuto una scelta simile, tornando alla proprietà pubblica.

Il referendum

Il ritorno della rete elettrica ai berlinesi sarebbe previsto dal gennaio del 2015. Il referendum è stato lanciato da una grande campagna di raccolta firme e dall’iniziativa ‘Berliner energietisch’. Sul sito della campagna – sostenuta anche dai Verdi – gli aspetti principali parlano di un ritorno della rete al controllo pubblico e della ‘fondazione’ di un programma per produrre energia rinnovabile a Berlino. Anche motivazioni economiche e ambientali insieme spingono i referendari: “Vogliamo tornare indietro perché i profitti, che sono stati di 150 milioni di euro soltanto l’anno passato, ora vanno alle tasche di una ditta di nucleare e carbone svedese”. Nei sondaggi sembra che la cosa sia condivisa dal 60% dei residenti della capitale tedesca.

Il bene più prezioso dell’azienda

Effettivamente la Vattenfall si basa molto sulla produzione di energia nucleare e carbone. Ha pagato e in parte paga il peso conseguente alla decisione ‘politica’ della Germania di uscire dal nucleare. Inoltre è alle prese con debiti e perdite di profitti. Per questo la rete elettrica di Berlin – che soddisfa la domanda di 3,4 milioni di persone – è uno dei beni più preziosi dell’azienda. Ma soprattutto una vendita ‘forzata’ al settore pubblico avrebbe meno benefici economici rispetto alla vendita ad un privato.

I risultati

Proprio due giorni sono arrivati però i (confortanti) risultati relativi al terzo trimestre dell’anno. Il gruppo energetico pubblico svedese Vattenfall ha realizzato, nel periodo, un utile netto in aumento grazie alla riduzione dei costi e a un aumento delle vendite. L’utile netto si è attestato a 1,570 miliardi di corone (circa 179 milioni di euro), contro una perdita netta di 4,2 miliardi lo scorso anno. Il giro di affari è aumentato del 10%. La situazione non esaltante comunque è in linea con gli annunci del gigante svedese fatti a marzo, e cioè l’intenzione di tagliare 2500 posti entro il prossimo anno, 1500 dei quali solo Germania. La riduzione del personale si inserisce all’interno di un Piano di risparmio da 540 milioni di euro per questo e per il prossimo anno. Al momento Vattenfall impiega circa 34000 persone, 20000 delle quali in Germania.

Emergenza energia

A metà settembre nell’appello dei ‘big’ dell’energia all’Europa c’era anche la firma di Vattenfall, insieme a quella di Enel, E-On, GasNatural Fenosa, GasTerra, Iberdrola, Rwe, Eni e Gdf-Suez. Un appello in cui si parlava di “emergenza energia”; una situazione da sbloccare per “la ripresa industriale”. La ricetta proposta dai big dell’energia si basa su tre aspetti: limitare la crescita dei costi energetici e rafforzare ricerca e sviluppo delle rinnovabili meno mature; garantire l’approvvigionamento attuando il programma di finanziamento per le infrastrutture energetiche; rafforzare l’ambizione ‘verde’ dell’Europa rivitalizzando il mercato europeo delle quote di CO2.

Energia, perché a Berlino si invoca il ritorno alla proprietà pubblica

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