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L’Unione europea (UE) ha deciso di allentare la morsa dell’austerità, sia presente che futura; una mossa che ha stemperato le tensioni politiche in vista delle elezioni tedesche previste in settembre. Ecco perché è lecito attendersi con maggiori probabilità di un tasso crescita economica meno negativo (anche se non necessariamente positivo). A differenza dei grandi temi protagonisti del periodo, l’Europa gode di una certa tranquillità politica, persino nell’ambito del delicato equilibrio della coalizione di governo italiana. Mentre la maggior parte dei paesi deve ancora mettere in atto riforme economiche radicali, a nostro avviso in Europa è stato fatto a sufficienza per stabilizzare gli attuali deficit dei bilanci statali e procedere verso una rinnovata competitività del mercato del lavoro. Tutto questo succede proprio mentre le altre due principali monete mondiali, dollaro USA e yen, vengono intenzionalmente svalutate da manovre di alleggerimento quantitativo (Quantitative Easing, QE) per un importo di 80 miliardi di dollari negli USA e di 70 miliardi di dollari in Giappone. Se tutto questo da un lato determina un Euro più forte, dall’altro rappresenta anche una “bacchettata” per le riforme.

Cosa aspettarsi dall’Europa
Da una prospettiva UE, è evidente che il piano per una “Maggiore Europa” è ancora in piena fase di sviluppo ma le previsioni anticipano ulteriori e significativi progressi nella rimanente parte dell’anno. Ci aspettiamo innanzitutto un piano coerente per le procedure di supervisione e gestione delle banche europee in difficoltà entro la fine del 2013. A differenza di quanto avvenuto a Cipro, tale piano dovrebbe chiarire le modalità con cui gli istituti bancari verrebbero monitorati e gestiti in caso di insolvenza, consentendo inoltre alla Banca Centrale Europea (BCE), unitamente a stress test più severi e realistici, di intervenire come supervisore, potenziando così la sua credibilità e quella delle banche dell’intera Eurozona.

L’imposta sulle transazioni finanziarie
La tanto discussa imposta sulle transazioni finanziarie (FTT), tuttora auspicata da molti governanti europei, dovrebbe trovare attuazione in una qualche forma nel corso del 2014. Ovviamente, tra le conseguenze della sua introduzione vedremo l’aumento del costo del capitale per le aziende europee e per l’economia in senso lato rispetto ai nostri competitor internazionali. Potenzialmente, la stessa imposta agirà da deterrente per quegli investitori e investimenti che invece potrebbero facilitare la soluzione di alcune sfide strutturali, trasformandosi così in un’opportunità persa. In ogni caso, la vicenda è ulteriore riprova del fatto che la politica europea non sembra legata all’industria finanziaria tanto quanto quella degli altri paesi, il che potrebbe rivelarsi vantaggioso sul lungo termine, alla luce del fatto che il QE, ad oggi, sembra aver favorito soprattutto le banche.

Una crescita lenta ma costante
Guardando alla crescita economica della prima metà del 2013, riscontriamo un minore aumento rispetto le attese; di conseguenza, i progressi arriveranno probabilmente in maniera più contenuta e più lenta. In ogni caso, quello che è importante constatare è che L’Europa sta comunque compiendo i suoi passi, anche se piccoli, nella giusta direzione, cercando di affrontare i propri problemi con soluzioni reali piuttosto che affidarsi alla financial repression e all’inflazionistica operazione di emissione di moneta.

Neil Dwane, CIO Equity Europe di Allianz Global Investors

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