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La pressione di Fondo monetario internazionale e Unione europea su Cipro non tende a calare. Dopo aver obbligato i risparmiatori a pagare il conto del fallimento del sistema bancario nazionale, le mire di Bruxelles e Washington si concentrano ora sull’oro dell’isola. Una pretesa, che se accettata, creerebbe un precedente pericoloso anche per le riserve italiane e degli altri Paesi europei in crisi, Italia compresa.

La domanda cinese

E quello giallo è un mercato che freme. La corsa all’oro non è più nel Far West, ma nella Cina del XXI secolo. Una domanda, si legge sul sito GoldCore, che ha fatto schizzare il prezzo del metallo nell’ultimo periodo. L’oro consegnato fisicamente agli acquirenti dalla maggiore borsa cinese del metallo prezioso nella prima metà dell’anno corrisponde quasi all’intero ammontare delle sue riserve nel 2012, e più del doppio della produzione annuale del Paese.

Le spiegazioni cipriote

Cipro, nel frattempo, sta resistendo alle pressioni della Commissione europea e del Fondo monetario internazionale che vogliono far vedere all’isola le sue riserve auree per finanziare così il suo salvataggio. Il ministro delle Finanza cipriota, Harris Georgiades, ha spiegato ieri che la vendita di riserve non è l’unica opzione allo studio per ripagare il debito statale e che si stanno invece considerando le opzioni alternative, ma senza specificare quali, come sottolinea Reuters. Ma Fmi e Commissione hanno deciso che Cipro avrebbe dovuto vendere le sue riserve auree al tempo del salvataggio.

Questione nazionale

Più duro, nel weekend, il presidente Nicos Anastasiades: “Spero che uno Stato sovrano non sia mai costretto a dover vendere il suo oro. La responsabilità sul tema, tuttavia, spetta alla Banca centrale cipriota”.

Un precedente?

Uno scenario, prosegue GoldCore, che ha scatenato le speculazioni. Un’eventuale vendita di oro costituirebbe un precedente e potrebbe spingere gli altri membri in crisi dell’eurozona a dover considerare questa opzione, che, tra l’altro, rischierebbe di spingere al ribasso la quotazione dell’oro.

Il rischio in Europa

Ma quello che si ignora è che lo Washington Agreement del 2009 impedisce alle banche centrali di vendere oro al di fuori del “programma di vendite concertato e per un periodo di 5 anni, a partire dal 27 settembre 2009”. Gli Stati, anziché vendere direttamente il metallo prezioso, potrebbero usare le riserve auree come collaterale, come proposto dal World Group Council, così da conservare la fiducia degli investitori e bassi i tassi. Anche se le banche centrali indebitate come quella di Cipro fossero obbligate a vendere, probabilmente sarebbe nei confronti del Fmi o della Bce, evitando di creare eccesso di offerta sui mercati. Ma se Cipro dovesse essere costretta ad una mossa simile, quello sull’oro andrebbe a costituire un precedente, dopo quello vissuto sulla pelle dei risparmiatori con il prelievo forzoso sui conti correnti, e proposto da Bruxelles anche per quelli garantiti inferiori ai 100mila euro. A rischiare, a quel punto, sarebbero anche gli altri Paesi in crisi dell’eurozona, come l’Italia, che detiene grandi quantità di riserve.

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