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L’ultima notizia dalla Francia riguarda il debito, e non è bella. Il debito pubblico è aumentato di 41,9 miliardi di euro nel secondo trimestre ed è arrivato a 1912,2 miliardi di euro, pari a 93,4 per cento del PIL. Il Figaro, quotidiano d’opposizione, sintetizza: “Il debito pesa 28.892 euro su ogni francese”. E sì che pareva che il presidente François Hollande potesse tirare un respiro, niente da festeggiare, ma almeno una tregua: per la prima volta da due anni – e con i risultati più eclatanti dal lontano 2001 – il numero di iscritti al Pole Emploi è diminuito di 50 mila unità nel mese di agosto.

Se la curva della disoccupazione francese s’inverte, significa che la ripresa c’è e si sente, quindi quel che si sta facendo (ma si sta facendo qualcosa?) funziona: il problema è che si tratta di un abbaglio statistico. Sono state cancellate dalla lista circa 77.500 persone che non avevano cambiato il loro status nei confronti del mercato del lavoro, e si sono aggiunti 60 mila contratti di lavoro, quelli “per il futuro”, che sono finanziati in gran parte dallo stato (costo stimato: due miliardi di euro per il 2013; tre miliardi per il 2014).

La disoccupazione non è battuta, quindi. Forse non è nemmeno domata, certo c’è poco da sentirsi rassicurati. Così come non c’è nulla di rassicurante nella fine della “pausa” fiscale. Cioè: già il concetto di “pausa” racchiude in sé un senso di precarietà che non fa bene né alle aspettative né alle decisioni dei cittadini. Se poi salta è fin peggio: il governo francese ha presentato la legge di bilancio per il 2014 e lo stop all’aumento delle tasse non c’è più: il 20 per cento dei 18 miliardi di manovra per il prossimo anno sarà finanziato attraverso più tasse (l’80 per cento con i tagli alla spesa). Le famiglie subiranno l’aumento dell’IVA e il taglio del quoziente familiare (il Monde ha sottoposto ad alcuni fiscalisti le soluzioni presentate: un disastro); le aziende avranno una versione francese dell’Irap (e avevano incassato la promessa che in nome della competitività sarebbero state risparmiate).

Ora si parla di quanto riuscirà il governo a tenere, con tutti i dossier e le liti aperte, soprattutto se c’è qualcosa di sostenibile in una manovra che cambia faccia ogni anno, e non ha mai un’identità precisa. Ma la domanda principale l’hanno posta gli operai di Florange, che per primi dovevano essere salvati a tutti i costi e in nome della Francia, e che poi invece sono stati abbandonati. Hollande è tornato lì, agitato, e loro chiedevano: “Le manterrà le promesse questa volta, signor presidente?”

Articolo tratto dal sito del Centro di ricerca e documentazione Luigi Einaudi

Francia, tutti i numeri disastrosi di Hollande

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