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E’ durata tre mesi e mezzo la tregua mediatica sul capitolo della pedofilia nel mondo della chiesa. Con l’elezione di Francesco sembrava calata una cappa di silenzio su una delle questioni che più avevano tormentato il Pontificato di Benedetto XVI. A finire nel mirino della stampa è ora l’arcivescovo di New York, il cardinale Timothy Dolan. Lunedì 1° luglio, l’arcidiocesi di Milwaukee (guidata da Dolan per sei anni tra il 2003 e il 2009) ha pubblicato sul proprio sito Internet centinaia di documenti da cui emerge che nel 2007 Dolan chiese e ottenne dalla Santa Sede l’autorizzazione a spostare quasi 57 milioni di dollari in un fondo segreto.

La lettera, indirizzata all’allora prefetto della Congregazione per il Clero, il cardinale brasiliano Claudio Hummes, è stata pubblicata dallo studio dell’avvocato Jeff Anderson, battagliero rappresentante della gran parte delle vittime di abusi sessuali. L’obiettivo, secondo l’accusa, sarebbe stato quello di evitare che anche quel tesoro finisse nelle cause legali e nei risarcimenti che hanno poi costretto l’arcidiocesi del Winsconsin a dichiarare bancarotta nel 2011.

“Dolan ha rallentato la cacciata dei preti pedofili”
Secondo la ricostruzione dei media d’Oltreoceano, l’attuale arcivescovo di New York avrebbe anche rallentato le procedure canoniche per la rimozione dei sacerdoti coinvolti in casi di pedofilia. “Ci sono voluti sette anni da quando vennero fatte le accuse prima che padre John Wagner, reo confesso di aver abusato di 10 minori, venisse estromesso dalla Chiesa”, ha commentato l’avvocato Anderson. L’autorizzazione a creare il fondo fiduciario, invece, sarebbe arrivata solo un mese e mezzo dopo la richiesta partita da Milwaukee. “Ciò dimostra la lentezza della Chiesa nel far pulizia in contrasto con la rapidità con cui dal Vaticano si diede luce verde per mettere al riparo i fondi ecclesiastici”.

“Attacchi vecchi e screditati”
Ma il cardinale Dolan (che è anche presidente della Conferenza episcopale americana, seppur in scadenza di mandato) non ci sta e ribatte con una dichiarazione ufficiale: “Accolgo con piacere la pubblicazione volontaria dei documenti dell’Arcidiocesi di Milwaukee che contengono informazioni e dettagli relativi agli abusi sessuali del Clero e al modo con cui l’arcidiocesi ne ha risposto”. Purtroppo, aggiunge il porporato, “questi documenti spingeranno qualcuno a risollevare attacchi vecchi e screditati, come i preti molestatori pagati per chiedere la riduzione allo stato laicale”, dimenticando che “i vescovi sono obbligati dalla legge canonica a fornire supporto di base come cure sanitarie e alloggio e vitto ai loro preti finché non se ne vanno”. In merito alla creazione del fondo fiduciario, Dolan nega che sia stato fato per “mettere al riparo quei soldi dalla procedura di bancarotta” .

Un problema in più per Francesco
Intento a riorganizzare la Curia e a studiare i dossier riservati che il predecessore (grazie all’indagine compiuta dai cardinali Herranz, Tomko e De Giorgi) gli ha lasciato, Francesco si troverà ad avere a che fare ancora con la grana-pedofilia nel clero americano. Uno scandalo che non si è mai spento del tutto, e che solo il passaggio di consegne tra Benedetto e Francesco aveva posto in secondo piano. Ma sul tema degli abusi sessuali sui minori Bergoglio ha le idee chiarissime.

La continuità con la linea voluta da Ratzinger
Uno dei suoi primi atti è stato quello di pubblicare una dichiarazione in cui si invitava la Congregazione per la Dottrina della Fede a “continuare nella linea voluta da Benedetto XVI”, agendo “con decisione e promuovendo anzitutto le misure di protezione dei minori”. Non solo, ma il Pontefice sollecitava il prefetto Muller ad andare fino in fondo in merito “ai procedimenti dovuti nei confronti dei colpevoli”. Ne va, recitava ancora il comunicato, “della credibilità della Chiesa”. Non a caso, disponeva (anche se “di comune accordo”, come diplomaticamente aveva reso noto la Santa Sede) che il cardinale Keith O’Brien, arcivescovo emerito di Edimburgo, si allontanasse dalla Scozia “per alcuni mesi di rinnovamento spirituale, preghiera e penitenza”. Il porporato aveva ammesso di aver tenuto “Una condotta sessuale inadeguata”. Motivo per cui non prese parte neppure al Conclave dello scorso marzo.

Papa Francesco, Dolan e la grana della pedofilia

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