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La discarica di Malagrotta non chiuderà. Almeno non subito. Non il primo luglio, così come sarebbe dovuto essere.
La proroga era nell’aria per l’enorme vasca che ‘accoglie’ i rifiuti di Roma, oltre che essere stata annunciata nei giorni scorsi dal ministro dell’Ambiente Andrea Orlando.
Il decreto di allungamento dei tempi poggia su tre punti fondamentali. Innanzitutto, il primo, quasi una ‘conditio sine qua non’ posta da Orlando: l’individuazione entro il 31 luglio di una nuova discarica. Poi, la proroga di tre mesi per Malagrotta fino a tutto settembre; e il conferimento di maggiori poteri al commissario per i rifiuti di Roma, Goffredo Sottile.

Ultimo atto per Malagrotta
La discarica di Malagrotta, un anno fa si trovava esattamente nelle stesse condizioni. Un anno di partita a scacchi tra l’ex sindaco della Capitale Gianni Alemanno, l’ex presidente della Regione Renata Polverini, e l’ex ministro dell’Ambiente Corrado Clini. Il gioco è stato fin troppo astuto. Ma non solo nell’ultimo anno. Malagrotta paga rinvii e ritardi di una classe dirigente politica che a Roma, sulla gestione rifiuti, ha preferito far finta di niente per troppi anni, dal momento che la querelle ‘Malagrotta’ si trascina da oltre vent’anni. A non capirne il perché, inizialmente, c’era rimasto solo Clini che, guardando agli esempi di respiro europeo, era da subito inciampato, tra aprile e maggio scorso, in uno sgambetto (dal sapore amaro) sul sito di Monte Carnevale. Un’ipotesi che geologicamente offriva tutte le garanzie del caso ma su cui si alzò un muro di ‘nonsense’ (a cominciare dalla Difesa, che lì vicino ha un centro) a sentire le diverse ragioni tirate in ballo. E che oggi, alla luce dei tempi stretti imposti dal nuovo decreto del ministro Orlando, potrebbe tornare in campo. Anche se stando ad alcune indiscrezioni tecniche, tra le ipotesi preferite proprio per il timing serrato, ci sarebbe l’idea di orientarsi verso zone prive di vincoli e che richiederebbero meno lavori; per esempio cave o depositi per lo smaltimento di terre da scavo.

Il limbo tra chiusura e nuovo sito
Il ministro Orlando era stato chiaro: Malagrotta sarà prorogata ‘’per il tempo strettamente necessario’’, per ‘’pochissimi mesi’’.
Il problema però c’è, specie per chi è ancora riuscito a chiudere il ciclo di una corretta gestione dei rifiuti: cioè il limbo di tempo tra la chiusura di Malagrotta e l’apertura del nuovo sito (dove dovranno andare a finire soltanto rifiuti trattati). La spazzatura da qualche parte deve andare, altrimenti l’incubo di una capitale Europea con i sacchetti per strada potrebbe verificarsi. E certo, il periodo estivo, in questo, non aiuta.
Dalla riunione tra Orlando, il presidente della Regione Nicola Zingaretti e il sindaco di Roma Ignazio Marino (pochi giorni fa al ministero) è emersa la ‘possibile’ soluzione (probabilmente l’unica) di trasportare i rifiuti fuori regione, con accordi di ‘solidarietà nazionale (più volte invocati). Sul piatto però c’è anche l’ipotesi di mandare qualcosa all’estero, come del resto fa già Napoli; Ama starebbe già studiando un Piano per ‘l’esportazione’ della spazzatura. In questo modo si eviterebbe di mandare la città in emergenza.
‘’Stavolta ci siamo – aveva detto Zingaretti al termine della lunga riunione nella sede del ministero dell’Ambiente in Largo Goldoni – c’è una marcia in più rispetto al passato, c’è un clima di sincera collaborazione istituzionale’’. E Marino mette il bollino sull’ultima proroga: ‘’Non ci saranno ulteriori proroghe di Malagrotta. Quello che è certo – aveva osservato il sindaco sulla nuova da discarica da individuare – è che il nuovo sito questa volta sarà con tutti i criteri di studi idrogeologici per essere certi che sia sicuro per la salute’’.

Da subito più differenziata e impianti
Intanto, per ‘rientrare’, per quanto possibile Marino ha detto che spingerà sulla raccolta differenziata, sul trattamento dei rifiuti. Prima di tutto la Regione darà una mano con lo stanziamento di 70 milioni al Campidoglio. Poi partirà a breve una campagna di comunicazione rivolta ai romani per coinvolgerli sulla raccolta differenziata. Inoltre, verrà intensificato l’uso degli impianti, che spesso hanno un’efficacia che rimane sotto il 60% e in alcuni sotto il 50%. Per riuscire a coordinare tutto e a rendere concrete le iniziative, per ora sulla carta, il commissario dovrà seguire un percorso preciso, con più poteri per seguirlo.

Il decreto, la discarica di servizio
Il provvedimento conferma i poteri al commissario fino al 7 gennaio prossimo. Tra i suoi impegni: assicurare che gli impianti Tmb (Trattamento meccanico biologico) possano lavorare a piena capacità, promozione del riciclo, uso di altri impianti, facoltà di controllare gli impianti di trattamento e smaltimento di rifiuti e di commissariarli in caso di inadempienza.
La cosa più importante per ora è che, con il decreto, il commissario Sottile assume il compito di individuare la nuova discarica, alternativa a Malagrotta, entro la fine di luglio. Una discarica che viene formalmente definita di ‘’servizio’’ dal ministero; cioè necessaria a completare il ciclo di selezione, recupero, raccolta differenziata e trattamento. Il commissario, oltre ad individuare l’area, deve anche acquistarla (eventualmente espropriarla a fini di utilità pubblica) ed indire la gara europea per la realizzazione e gestione della discarica. Il commissario potrà poi sostituirsi a eventuali ritardi degli enti competenti ed accelerare le autorizzazioni degli impianti di compostaggio.

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