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Un’intervista al giorno toglie Letta di torno? E’ quanto bisbigliano, malignamente, alcuni lettiani di stretta osservanza sfogliando questa mattina il Corriere della Sera che addirittura apre con questo titolo: “Governo e Pd, affondo di Renzi”. In che cosa consista l’affondo, si vedrà meglio decrittando la lunga intervista di Aldo Cazzullo. E così gli osservatori maliziosi, che avevano ipotizzare una simbiosi politico-editoriale fra il sindaco di Firenze a la Repubblica, come svelato da Formiche.net, sono serviti: pure il Corriere ed Rcs non molla l’attenzione sul perenne candidato Renzi (non si è candidato ancora solo alla presidenza della Federazione gioco calcio, ha ironizzato stamattina l’editorialista del Corriere, Antonio Polito, su Twitter). Però dall’ennesima intervista di Renzi emerge una voglia di presenziare i media che mira a tenere alta l’attenzione su di sé per evitare di cadere nell’oblio, visto un governo tripartito in carica che Letta vorrebbe far durare tutta la legislatura, come ha detto ieri a Otto e mezzo, la trasmissione di La 7 condotta da Lilli Gruber.

Il monello poco propenso al potere visto da Renzi

“Io mi sono stancato di passare per il monello in cerca di un posto, il ragazzo tarantolato con la passione del potere. Sono l’unico che non si è seduto su nessuna poltrona ed è rimasto dov’era prima. Se c’è bisogno di me, me lo diranno i sindaci, i militanti. Persone che stimo molto, mi consigliavano di non farlo; ora però si vanno convincendo anche loro. Di sicuro, se succede, non sarà come l’altra volta una campagna improvvisata, per quanto bella. C’è bisogno di una squadra ben definita”. Matteo Renzi, ad un passo dalla candidatura alla guida del Pd, fa il punto in un’intervista al Corriere della Sera.

Come può vincere il Pd

Il sindaco di Firenze spiega: “Visti i risultati dei nostri candidati sindaci, mi sono convinto che il Pd può vincere ovunque, anche in Veneto, anche in Lombardia. La nostra gente ci chiede soprattutto questo: stavolta fateci vincere davvero. Perché noi non abbiamo mai davvero vinto: nel ’96 facemmo la desistenza che provocò poi la caduta di Prodi; nel 2006 arrivammo primi con 24 mila voti mettendo insieme Turigliatto e Mastella, Luxuria e Lamberto Dini; stavolta abbiamo mancato un gol a porta vuota. Noi dobbiamo dare una risposta alla nostra gente, agli emiliani che sono stati i primi a dire no a Marini, ai bersaniani che in queste ore mi chiedono: Matteo ora basta, ci stai o no?”.

Mi candido alla segreteria del Pd (forse)

La candidatura alle primarie per la segreteria “dipende dal Pd, non da me. Se riusciamo a uscire dalla palude, a imporre i nostri temi, la nostra gente capirà il governo con il Pdl. Se tiriamo a campare, se ci facciamo dettare l’agenda da Berlusconi, se non riusciamo a fare le riforme, allora…”.

Presidenzialismo? Bene, anzi no, meglio approfondire

Quanto alle riforme “la prima cosa dovrebbe essere la legge elettorale. Invece vedo che la si vuol mettere per ultima. È sbagliato. È l’idea che ‘il problema è ben un altro’ che porta a non far niente. Se non si trova un accordo sul sistema elettorale, mi pare difficile che lo si trovi su tutta la riforma dello Stato”.

Il mio futuro è chiaro, però non del tutto
“Io non ho ancora le idee chiare sul mio futuro, ma le ho chiarissime sul Pd e sull’Italia. Noi tra dieci anni possiamo essere la locomotiva d’Europa. Ma dobbiamo cambiare.
Dobbiamo aiutare gli imprenditori invece di ostacolarli. Dobbiamo abbassare il costo dell’energia. Dobbiamo avere il coraggio di dire al Sulcis che non ha senso andare avanti con il carbone di Mussolini pagato dallo Stato”.

Il governo Letta…

“Io spero che Letta abbia successo. Lo stimo, abbiamo un bel rapporto. Apprezzo il suo equilibrio; mi convincerà meno se cercherà l’equilibrismo. Non so fino a quando potremo governare con Schifani e Brunetta, i loro capigruppo. Il governo dura se fa le cose”, Renzi in una intervista al Corriere della Sera nella quale spiega di “aver fatto voto di non parlare male del governo”, tradendo così il suo vero sentimento…

Come finanziare i partiti

In particolare sul decreto sull’abolizione del finanziamento ai partiti Renzi ribadisce: “Taccio” ma “si poteva avere più coraggio, spero il parlamento lo migliori. E che venga abolito il Senato, trasformandolo in Camera delle autonomie: 315 parlamentari in meno significano meno costi e più efficienza”. Il rischio che il governo cada “c’è. Anche più grave di quello del 2007 (segretario Veltroni, premier Prodi, ndr): allora c’era un governo di centrosinistra, questo vede sinistra e destra insieme”. La rottamazione? Renzi non rinnega nulla: la “battaglia la rifarei anche se rinunciare a D’Alema e tenersi Fioroni non è stato un affare”.

Renzi, un'intervista al giorno toglie Letta di torno?

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