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Le modalità di rilevazione dei dati d’ascolto radiotelevisivi sono ancora rappresentative del panorama multimediale italiano? Dal 1986 in Italia l’Auditel detta legge e decide sulla vita o sulla morte delle trasmissioni televisive. Ma il sistema suscita da sempre dubbi e perplessità, relative soprattutto alla correttezza dei metodi di rilevazione e alla tendenza a favorire i due maggiori broadcaster Rai e Mediaset mettendo in disparte le concorrenti minori. Ciò vale oggi ancor di più se si guarda alle innumerevoli modalità di fruizione del mezzo televisivo offerte dal panorama multimediale italiano.

MultiTv
L’evoluzione tecnologica e di mercato ha portato ad una moltiplicazione delle piattaforme di consumo e alla frantumazione delle applicazioni e delle possibilità di interazione. Con l´aumento del numero dei fruitori dei contenuti Tv sul web o su altre piattaforme si determinerebbe così una “sottorappresentazione” della tipologia di utenti a favore dei nuclei cosiddetti tradizionali.
Il sistema dell’Auditel quindi mal si addice ad un’offerta televisiva italiana sempre più ricca e a un pubblico sempre più interattivo e inafferrabile dalle rilevazioni dell’Auditel. D’altra parte essa appare in affanno rispetto al recepimento dei fenomeni che avvengono nel mercato televisivo.

I dieci anni che hanno rivoluzionato la televisione
I risultati di una ricerca dal titolo “I dieci anni che hanno rivoluzionato la televisione”, presentata da Politecnico di Milano e Studio Frasi mettono in evidenza che gli attuali strumenti di misurazione del mercato televisivo non sono più sufficienti: “La clip di un programma tv vista su Youtube con decine di migliaia di visualizzazioni non viene censita così come l’audience di una piattaforma come Sky-Go, e sono solo alcuni esempi e forse neanche i più eclatanti”.
Lo studio, che prende in esame gli effetti della rivoluzione digitale sul mercato tv, racconta quel percorso che ha cambiato il modo di fruizione dei contenuti televisivi più velocemente di quanto non sia avvenuto nei venti-trenta anni precedenti, con un italiano su tre che ha già compiuto il passaggio da un palinsesto pensato dagli editori alla costruzione di una propria agenda personalizzata in cui, oltre a scegliere i contenuti, decide tempi e dispositivi su cui vederli. Nasce così il My Time, guidato dalle caratteristiche personali di ogni utente, che prende il posto del Prime Time.

Cosa fare?
A fronte di uno scenario televisivo così radicalmente mutato, appare indispensabile adottare un sistema di misurazione degli ascolti che riesca a monitorare le nuove modalità di visione.
“Se è vero che i confini del marcato sono sovrapposti – ha detto Paolo Agostinelli di Sky Italia commentando la ricerca – se è vero che ci troviamo in presenza di un mercato unico dell’intrattenimento che va ben oltre la televisione, è altrettanto vero che mancano meccanismi di misurazione di gradimento del pubblico, e anche regole che tengano conto di questi cambiamenti”.
Nielsen propone ad esempio la creazione di una Crossplatform, attraverso la rilevazione del consumo di televisione ed anche di internet e un procedimento di “data fusion” delle informazioni provenienti dai diversi panel. Una piattaforma che sarebbe in grado di confrontare e amalgamare i dati sul consumo di tutte le piattaforme media.
Un documento contenente una proposta alternativa fu inoltre consegnato nel novembre scorso durante il Cda di Auditel a tutti i consiglieri. In esso si evidenziavano alcune criticità delle modalità di rilevazione dei meter e sulla neutralità della società rispetto ai broadcaster, soprattutto i più grandi e si chiedeva l´intervento urgente di un istituto terzo indipendente capace di verificare la ricevibilità dei canali diversi da Rai e Mediaset. La proposta puntava anche a cambiare la composizione del panel, passando dalle famiglie ai singoli individui oltre che basare le rilevazioni su apparecchi diversi rispetto alla televisione, come smartphone e tablet.

Come funziona l’Auditel. Leggi qui

L’Auditel non basta più

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