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Mentre le banche europee e non solo sgomitano per attrarre clienti importanti, il colosso britannico Hsbc ha chiesto a oltre 40 missioni diplomatiche di chiudere i loro conti correnti nell’ambito di un programma che intende ridurre i rischi relativi al suo business.

A mettere in allerta la banca sarebbe la poca trasparenza dei conti delle rappresentanze diplomatiche, legata soprattutto a possibili attività di riciclaggio. Rischio da cui Hsbc, e con lei gli altri istituti di credito inglesi, vuole difendersi.

I criteri decisi da Hsbc

Per Hsbc, sottolinea la Bbc, un pericolo deriverebbe anche dalle operazioni finanziarie delle rappresentanze diplomatiche. Compresa quella della Santa Sede a Londra. La giustificazione di Hsbc? Le ambasciate devono rispettare i requisiti richiesti a tutte le imprese. I criteri sono cinque: connettività internazionale, sviluppo economico, redditività, liquidità ed efficienza. Un portavoce di Hsbc ha spiegato che “il gruppo sta applicando un programma basato su cinque filtri che devono essere rispettati da tutti i clienti dal maggio del 2011, e i nostri servizi alle ambasciate non fanno eccezione”.

Nessun’altra banca interessata a sostituirsi

Come ha riportato The Mail on Sunday, la chiusura dei loro conti correnti, entro sessanta giorni, sarebbe stata chiesta anche all’Alto Commissariato per la Papua Nuova Guinea e al Consolato del Benin. “La decisione di Hsbc sta creando un gran caos”, ha detto al giornale inglese Bernard Silver, rappresentante dei consoli nel Regno Unito. “Le ambasciate e i consolati hanno disperatamente bisogno di una banca, non solo per raccogliere accrediti e soldi dei passaporti ma per pagare stipendi, affitti e tutto il resto”. E il problema, ora, è trovare nuove banche pronte ad accettare questi conti correnti così importanti. Una sfida non facile, con tutti gli istituti evitano di immischiarsi nella faccenda e stanno alla larga da affari rischiosi.

Il boom degli utili nel primo semestre 2013

Intenzione che, in casa Hsbc, dà i suoi frutti. A concentrare l’attenzione dei manager di una tra le principali banche del mondo con 58 milioni di clienti, sono infatti i risultati del primo semestre 2012. Il colosso ha annunciato un aumento del 22% degli utili netti nel periodo a 10,28 miliardi di dollari, per l’abbassamento dei costi e per il minor peso dei cattivi debiti. “Questi risultati – ha detto il presidente Douglas Flint – confermano la bontà della ristrutturazione e della disciplina per abbassare i costi”.

I precedenti e le sanzioni salate

Una linea, quella della riduzione dei costi e di una maggiore trasparenza, su cui si vuole andare avanti anche sul fronte diplomatico. Le ambasciate sono considerate come normali clienti privati dalle banche perché possono prelevare denaro, accreditarlo su conti e chiedere prestiti. Le rappresentanze diplomatiche inoltre pagano poste più generali come quelle per la retta scolastica dei figli, spese difficili da effettuare senza un valido conto corrente bancario britannico. Ma queste attività sono spesso considerate a rischio riciclaggio a causa della loro esposizione politica e non è un caso che diverse banche siano state accusate negli scorsi anni di non aver segnalato conti sospetti. La Riggs National Bank di Washington è stata sanzionata e poi venduta dopo che un report del Senato Usa del 2004 ha rivelato che i suoi funzionari addetti al business delle ambasciate avevano aiutato il dittatore cileno Augusto Pinochet a nascondere milioni di dollari. Alla stessa Hsbc è stata comminata una multa da 1,92 miliardi di dollari dalle autorità statunitensi nel 2012 per essere stata coinvolta in uno scandalo di riciclaggio legato ai potenti cartelli della droga nel Sud America. Nessun anelito moralista, certo, ma in vista di una riforma finanziaria globale, iI gioco, troppo costoso, non vale certo la candela.

Perché Hsbc dice basta ai conti correnti diplomatici

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