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Prendo spunto dall’intervento sul Foglio dello scorso 8 Giugno di Antonio Funiciello. Funiciello sostiene che non si può imputare alla Merkel e alla Germania la difficile situazione dell’Italia. Ed è vero perché l’Italia persevera da troppo tempo nel lasciare irrisolti annosi problemi, primo tra tutti quello di una politica incapace di farsi riformatrice. Una politica chiusa in un angolo dagli interessi particolari dell’Italia dei comuni e delle corporazioni da una parte e dall’altra dall’indolenza di una certa classe di imprenditori che ha smarrito la capacità di rischiare, inventare e vincere le sfide globali attraverso quelle cose belle e semplici che piacciono a tanti.
Come se ciò non bastasse, recentemente, la magistratura ha assunto, seppur muovendosi in un alveo legittimato dalla tutela della salute pubblica, un ruolo pesante e fin invadente al punto da condizionare il futuro industriale di questo paese che è a un passo dalla totale deindustrializzazione. Mi riferisco evidentemente ai casi Ilva ed Eternit.
Non sembrano esserci all’orizzonte grandi prospettive. L’unica possibilità è tornare a innovare. Sparigliando le carte e trovando nuove strade.
Mi è tornato alla mente il racconto contenuto nel capitolo “Piombo” tratto da “Il Sistema Periodico” di Primo Levi. Il protagonista del racconto è Rodmund. Appartenente a una famiglia di cacciatori di piombo, Rodmund è esperto, come tutti i suoi antenati, della lavorazione e modellazione di tale metallo.
Ha sete di conoscenza Rodmund, vuole vedere il mondo. E nel viaggio che intraprende, non porta altro con sé che quella capacità di riconoscere il minerale anche nella più insignificante macchiolina che, come un neo, fa di una pietra, raccolta da un letto di un fiume, un esemplare unico e irripetibile. Giunto in uno dei tanti paesi che si trovano lungo il suo cammino, Rodmund decide di fermarsi là dove incontra un vetraio tanto abile quanto scaltro. Rodmund impara molto da lui sulla lavorazione del vetro, affascinato com’è dalla possibilità offerta dal vetro di essere modellato soffiandolo. Anche Rodmund ha da insegnare molto al vetraio. Grazie alla conoscenza del piombo e della sua lavorazione, Rodmund gli mostra come trasformare semplici vetri in specchi. Non solo. Quando il piombo fuso è spalmato su calotte di vetro soffiato, gli specchietti che ne derivano hanno una strabiliante particolarità: quella di essere deformanti. Un particolare assai apprezzato dai bambini che permette a Rodmund, e al vetraio suo socio, di venderli a prezzo maggiorato. Ecco.
L’innovazione permette di realizzare prodotti che stupiscono. Grazie alle innovazioni, possiamo realizzare specchi nei quali la nostra immagine, quella che vogliamo che gli altri vedano, sia modificata a nostro piacimento e quindi a nostro vantaggio.
Creare surrogati, che sono del vero il verosimile che costa meno produrre, è l’unica via per conservare in Italia la manifattura. La capacità di creare e costruire. Il saper fare.
Non importa se, poi, a soffiare nel vetro saranno i nostri figli, che potranno decidere liberamente se rimanere nel nostro paese tutta la vita o fare come Rodmund, o i figli di genti venute da un qualsiasi altrove. Almeno, però, i nostri figli avranno, come Rodmund un’arte da scambiare con i vetrai che incontreranno nel loro cammino. E noi, forse, la dignità di poterci ancora guardare allo specchio.

Il braccio di Ferro con la Merkel si vince con l'innovazione

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