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Prove generali in vista dell’assemblea del Partito Democratico di sabato. Oggi alle 18 si riunisce a Largo del Nazareno il coordinamento del partito. I big dimissionari, da Pierluigi Bersani al premier Enrico Letta, con la partecipazione dei segretari regionali, cercano di trovare un accordo in vista dell’assemblea nazionale di sabato. Ma la riunione del caminetto non è l’unica tra i democratici. In casa Pd è tutto un fermento, oggi si vedono anche i renziani, i Giovani turchi, gli ex Ds. La posta in gioco, tutti ne sono consapevoli, è la sopravvivenza stessa del partito, dopo le prove disastrose dell’ultimo periodo.

Finocchiaro favorita

E la sopravvivenza passa dall’intesa sul nome di chi guiderà il Pd in questa fase difficile. Letta è convinto che ne serva uno forte perché per governare il suo esecutivo ha bisogno di avere alle spalle un partito stabile e unito. Tra i tre favoriti della vigilia, Gianni Cuperlo, Guglielmo Epifani e Anna Finocchiaro, sembra ora prevalere quest’ultima. Sulla presidente degli Affari costituzionali al Senato non ci sono veti, neanche quello di Matteo Renzi, con cui nei giorni delle votazioni per il Quirinale erano volate parole grosse. Il sindaco di Firenze è poco interessato alle logiche di segreteria e punta invece ad affidare ad un suo fedelissimo, Luca Lotti, l’organizzazione del partito come successore di Nico Stumpo.

La sorpresa Speranza

Ma sul nome del reggente che avrà il compito di traghettare il Pd fino al congresso previsto in autunno (quando sarà eletto il nuovo segretario), potrebbero esserci anche delle sorprese. E in nome del “nuovo che avanza”, alla vecchia guardia potrebbe essere preferito un giovane come Roberto Speranza, capogruppo bersaniano alla Camera. “Il mio incoraggiamento a tutte le parti politiche è di trovare soluzioni innovative. Lo penso anche in riferimento anche alla segreteria del mio partito: se torniamo su nomi antichi, conosciuti, molto affidabili e sperimentati, penso che non ne verremo fuori”, ha detto oggi Ivan Scalfarotto ad Agorà, su Rai Tre.

Lo scenario peggiore

Lo scenario peggiore potrebbe essere che l’accordo tra le mille anime del partito alla fine non si trovi e che l’assemblea di sabato si trasformi in caos. Una situazione da cui uscirebbe un Pd senza leader e la necessità di convocare un congresso straordinario entro giugno. Ma a Largo del Nazareno non vogliono neppure pensarci.

Assemblea Pd, prove generali tra Finocchiaro e Speranza

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