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Il sostegno del democratici al governo dei tecnici? “La madre di tutti gli errori” per questo, certifica Sergio Cofferati, eurodeputato del Pd ed ex segretario della Cgil, con l’esecutivo Letta si rischia il cosiddetto “abbandono silenzioso dell’elettorato” dato da una “caduta di coerenza così vistosa”. E per il futuro auspica un Pd di sinistra, che non si mescoli con ciò che ha combattuto fino ad oggi.

Letta pronto a chiudere la squadra di governo ma i big si tirano fuori: ci saranno altri tecnici?
No, se il presidente del Consiglio è il vicesegretario del Pd allora è un governo politico-politico. Poi da sempre, anche nella Prima repubblica, non tutti i ministri erano parlamentari: era ed è nella fisiologia. Quello che sta per nascere sarà pienamente politico, per questo credo sarà un errore.

Per quali ragioni?
É la conclusione di una serie di passi falsi che sono iniziati, per quanto riguarda il mio partito, con il sostegno al governo dei tecnici: che considero la madre di tutti gli errori. Con gli effetti negativi delle politiche montiane di contenimento, ovvero la mancanza di una ripresa e di uno sviluppo che crei occupazione, la modifica in negativo del mercato del lavoro con la cancellazione dei diritti fondamentali per le persone, le pesantissime operazioni senza equità condotte sui pensionati. Ciò ha incrementato i voti a favore di Grillo.

E le colpe interne del Pd?
Penso agli errori clamorosi commessi durante l’elezione del Presidente della Repubblica, che hanno fatto il resto. Ora qui siamo ad un governo politico nel quale il Pd sarà assieme al Pdl: un passaggio che per tutta la campagna elettorale si è sempre detto indisponibile a fare. Invece adesso arriva a percorrerlo.

Vi aspettate una rottura eclatante dalla base che non metabolizzerà questa scelta?
Non mi aspetto nulla di eclatante, temo moltissimo l’abbandono silenzioso di iscritti ed elettori. Non credo a scissioni nel gruppo dirigente né ad azioni forti, il pericolo è la conseguenza di una caduta così vistosa di coerenza. Avendo impostato la campagna elettorale su una linea, dopo settimane dal voto in cui ci sono state discussioni e dibattiti, non la si può cambiare così. É stato lo stesso trattamento riservato a Marini e Prodi: si decide una linea e poi non la si mantiene, giungendo alla conclusione esattamente opposta all’obiettivo iniziale. Si aggiunga che si tratta anche di una soluzione che, per bocca dei massimi dirigenti, è stata esclusa, considerandola improponibile. Ciò evidentemente crea un problema nel rapporto con la base e temo che questa caduta verticale di coerenza posta costarci molto consenso.

La sensazione è che il Colle, nelle ultime 48 ore, abbia bocciato i veti incrociati: ma come costruire una piattaforma di intenti su materie controverse come ad esempio welfare e giustizia? Sarà sufficiente il documento dei saggi?
E’ il secondo impatto negativo della questione. Non è che un governo è politico se c’é D’Alema e non lo è se manca. L’esecutivo sarà composto da ministri indicati da Pd, Pdl e Scelta civica, dunque pienamente politico e dovrà affrontare emergenze pesantissime con orientamenti che non sono diversi, ma addirittura opposti, penso all’economia. Monti ci ha portato in questa situazione drammatica, non mettendo in campo politiche di sviluppo. Certo, Berlusconi aveva creato le condizioni per il dramma, ma Monti ha proseguito. Che si farà adesso? Personalmente considero la riforma Fornero pessima, credo che nel governo vi saranno opinioni molti divergenti anche su altre tematiche come lo sviluppo. Poi sento dire che andranno in Europa a rinegoziare: mi domando, rinegoziare cosa? Quello che loro stessi hanno avallato e firmato? Monti aveva tutto il tempo che voleva per rinegoziare, ma si è ben guardato dal farlo. Si tratta di ulteriori fatti che provocheranno scoramento solo nell’elettorato di centrosinistra, perché non credo che per gli altri vi saranno le stesse dinamiche. Per Berlusconi, che non ha vinto le elezioni, arrivare a questo punto è un successo.

Vendola attacca il centrosinistra definendolo un campo di macerie: il Pd tornerà alle vecchie appartenenze?
Oggi credo sia prioritario dare un profilo di sinistra al Pd, ci sarà un congresso, mi auguro esplicito, che offra un programma e non candidati che vi alludano. Io vorrei un Pd che aderisca alla grande famiglia del socialismo europeo e che sia di sinistra: riformatrice, moderata, ma comunque sinistra. E non un coarcervo di correnti.

Guidato da un profilo come Barca?
Potrebbe essere un contributo importante, ma basta con i congressi dove contano solo i nomi. Serve discutere dell’assetto del partito. Prima la linea, dopo le persone.

twitter@FDepalo

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