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Ci pensano l’ex ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, e il Nobel all’Economia, Paul Krugman, a stroncare l’austerity italiana imposta anche dalla lettera della Bce, firmata dall’allora governatore di Bankitalia Draghi e da Jean-Claude Trichet, con l’anticipazione del pareggio di bilancio al 2013 dal 2014. “Un dolce coup d’état”, lo definisce Tremonti in una intervista al Corriere della Sera.

Ma qual è l’effetto delle politiche decise dall’Eurotower sull’economia reale? La recessione, che Tremonti definisce un mostro, rischia di soffocare l’Europa con la corda del rigore. E si tratta di un’austerità, spiega Krugman, che i bocconiani Alberto Alesina e Silvia Ardagna hanno promosso per spingere su riforme vantaggiose per le élite, non per Italia ed Europa.

Attenzione alla prossima bolla

La potenza di fuoco dell’Eurotower è cresciuta, certo, grazie al taglio del tasso d’interesse, agli interventi sul mercato secondario e al programma ancora mai attuato dell’Omt (Outright Monetary Transactions, il piano d’acquisto di titoli pubblici da parte dell’Eurotower), che prevede rigidi meccanismi di condizionalità. Ma la crisi, dichiara Tremonti in un’intervista al Corriere della Sera, “non è alle nostre spalle ma è davanti a noi” e bisogna stare attenti “alla prossima bolla” perché stiamo rischiando “il collasso” e perché “il vero spread è sociale”.

I tre mostri della crisi secondo Tremonti

Ricordando la metafora del videogame per descrivere la crisi, Tremonti spiega che “il primo mostro è stata la megacrisi bancaria” e l’arma “usata furono i bilanci pubblici”. Il secondo la crisi dei debiti sovrani: “Il debito pubblico americano è esploso. A fianco, si è cominciato a stampare moneta” ma “il paradosso è che l’enorme massa di soldi pubblici è andata alla finanza, non ai popoli. Il comunismo per Marx ha il denaro a tasso zero. Ci siamo vicini ma il denaro non è per famiglie e mutui ma per le banche. E’ un tipo nuovo di comunismo: il comunismo bancario”. Oggi il mostro “è il crollo bilaterale dei bilanci pubblici e delle economie reali. Stanno male gli Stati e stanno male i popoli”. Il terzo mostro è il collasso. Crisi sovrana da una parte e recessione dall’altra. Per un anno abbiamo parlato di spread finanziario. Adesso lo spread più rilevante è economico e sociale”.

Il “dolce colpo di Stato” con la lettera di Trichet all’Italia 

Nel 2011 sostiene, “non c’è stata una crisi economica, ma politica. Habermas ha scritto che in Italia c’è stato allora un ‘dolce coup d’état’. Ne ha fatto parte la lettera inviata all’Italia da Trichet e Draghi” ed è “un’ironia che oggi, Italia su Italia, la lettera sia tornata per la sua esecuzione proprio a chi l’ha scritta”. Infine sul governo Letta “personalmente lo stimo molto, spero non si limiti ad accarezzare i problemi”.

“Colpo di Stato” delle élite secondo Krugman

Paul Krugman riprende invece un articolo recente di Noah Smith per offrire un diverso punto di vista sul motivo per cui le élite politiche ed economiche continuano ad offrire tutto questo supporto all’austerità, nonostante il chiaro fallimento avuto in pratica. Le élite, sostiene Smith, vedono la crisi economica come un’opportunità per spingere le riforme che vogliono loro, ma che non servono nell’interesse della crescita economica, e si oppongono ad ogni politica che potrebbe mitigare il collasso economico senza il bisogno di questi cambiamenti.

L’esempio giapponese

“Credo che questi ‘austerici’ siano preoccupati che uno stimolo con successo risolva quella che considerano una buona crisi. Temono che il pericolo dello stimolo non è che potrebbe fallire, ma che potrebbe succedere”. Nel riprendere un articolo recente il cui senso era che l’Abenomics in Giappone sta funzionando, ma era meglio che non funzionasse così bene per poter portare avanti le riforme strutturali, Krugman conclude, sul New York Times, che il comportamento della politica con l’imposizione dell’austerità è l’inverso del giuramento di Ippocrate. “Primo, non fare nulla per mitigare il dolore”. Il popolo deve soffrire affinché le riforme neo liberalisti prosperino.

Tremonti e Krugman fanno ingoiare a Draghi la lettera della Bce

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