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Aria fritta. Per lo meno per Grecia e Portogallo. Le voci del G7 e dell’Ue sull’allontanamento dall’austerità sembreranno una presa in giro a distanza di un solo giorno. Com’è possibile parlare di ammorbidimento del rigore quando ad uno Stato con una disoccupazione record del 27%, come la Grecia, si impone un avanzo di bilancio del 3% nel 2015? Difficile che Atene riesca a rimettersi in forma con delle condizioni simili. E gli hedge fund ringraziano la Troika, pronti a banchettare a casa del malato.

Il report di Bruxelles

La Commissione Europea, in un rapporto di undici pagine sulla Grecia, ha infatti sottolineato come Atene sia sulla strada giusta per rispettare gli obiettivi di bilancio concordati con la Troika (Ue, Fmi, Bce) per il 2013 e il 2014 un cambio dei prestiti che ne hanno impedito il default e l’uscita dall’area euro. Nel 2015 e il 2016, secondo Bruxelles, la Grecia dovrà però effettuare ulteriori tagli alla spesa per rientrare nei target.

Le conseguenze dell’austerità

La Grecia nel 2012 ha portato il proprio deficit a circa il 6% (nel 2009 era pari a due terzi del Pil), concludendo il 2012 con risultati di bilancio al di sopra delle attese. I costi sociali dell’austerità sono però stati elevatissimi, con una disoccupazione schizzata al 27%, il massimo storico per un paese dell’area euro, i redditi personali ridottisi di un terzo e un’economia contrattasi di quasi il 25% dal 2009 ad oggi.

Le pretese della Troika

Nonostante ciò, il governo dovrà effettuare altri risparmi per raggiungere gli ambiziosi obiettivi di un avanzo primario del 3% nel 2015 e del 4,5% nel 2016, mete che, secondo i calcoli della stessa Commissione, costeranno rispettivamente 1,5 e 2,2 punti di Pil.

Le aspettative degli hedge fund

Non poteva andare meglio per i fondi speculativi: alcuni dei maggiori operatori del settore stanno indirizzando danaro e scommesse rialziste sui titoli bancari ellenici. Sono convinti di poterne ricavare ingenti profitti, riporta il Financial Times, mentre il Paese cerca faticosamente di rimettere in piedi la sua economia con la dura cura su conti e riforme operata dal governo su sollecitazione di istituzioni e partner europei.

Le partecipazioni alle ricapitalizzazioni bancarie

E così istituti come Farallon Capital, York Capital Management, Qvt Financial e Droemus, fondi hedge, ovvero con modalità operative aggressive, hanno deciso di partecipare alle ricapitalizzazioni delle banche elleniche. Ad esempio la Alpha Bank, seconda maggiore della Grecia, che a metà giugno conta di raccogliere 550 milioni di euro da investitori privati. E parallelamente questo aumento di capitale sarà accompagnato da una infusione di capitale da 4 miliardi di euro da parte del fondo anticrisi bancario greco.

L’escamotage della Troika che favorisce le speculazioni

Ad attrarli sono stati anche degli escamotage tecnici sulle speciali garanzie che vengono offerte gratuitamente assieme alle azioni di nuova emissione delle banche greche. Consentirebbero di realizzare utili rilevanti perché successivamente saranno scambiabili quasi autonomamente, due volte l’anno in cambio di azioni. “La Troika ha finito per fare questo incredibile affarone per gli hedge fund“, commenta un gestore di portafoglio che resta anonimo, in riferimento alle condizioni di queste ricapitalizzazioni stabilite dalla Grecia di concerto con le autorità Ue.

Il caso del Portogallo

Il governo portoghese ha raggiunto l’accordo con i suoi creditori su un nuovo programma di austerità, necessario per rispettare gli obiettivi di bilancio dopo la bocciatura venuta dalla Corte costituzionale su diverse misure di rigore. L’accordo permette di concludere in modo positivo la settima valutazione dei conti del Portogallo da parte della Troika (Ue, Fmi e Bce) e apre la strada a un finanziamento di due miliardi di euro nell’ambito del piano di salvataggio da 78 miliardi di euro concesso a Lisbona nel maggio 2011.

La dieta per la Grecia della Troika che ingrassa gli hedge fund

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