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Ieri avevo scritto della morte di una persona qualunque, Rina Zanibellato, che rifiutando l’operazione per un nuovo Rene a 79 anni, per cederlo ad un ragazzo, ha perso la vita e salvato quella di un’altra persona.

Oggi, apro gli occhi e trovo una notizia che mi ha nuovamente rattristato, sorpreso e amareggiato. Muore una delle menti più brillanti del panorama italiano, dopo la Prof.ssa Rita Levi Montalcini, ci lascia la Prof.ssa Margherita Hack. Una donna forte, intelligente, socialmente e politicamente impegnata, diretta e onesta, con la capacità tipica di noi toscani di non lasciar niente in sospeso e ti tagliare con le parole come si usasse una lama.

Sento personalmente il bisogno di scrivere di Hack, come feci per Rita Levi Montalcini, perché ho avuto il grande onore di conoscerle entrambe e di ascoltare le loro testimonianze, di guardarle negli occhi. Per me è un momento di profonda tristezza.

Onestà e coerenza sono le parole che mi vengono in mente  penso alla vita di Margherita Hack. Una donna di grande ironia, che nemmeno nel momento più importante della Sua esistenza, l’avvicinamento alla morte, ha perduto.

Scrivono le agenzie che la Hack doveva operarsi al cuore all’età di 91 anni. Il suo buon senso e il suo amor proprio le hanno fatto dire “no”. No ad un’operazione che avrebbe comportato dolori e una prospettiva di vita forse di altri cinque anni. Hack ha deciso di non operarsi e di attendere la conclusione della sua lunga vita, con dignità e consapevolezza. Lucida e potente nel pensiero come era stata in vita, il controllo mai perso sulla propria vita e capace fino all’ultimo di decidere per se stessa.

«La morte non mi fa paura, la perdita dell’autosufficienza» dice Margherita Hack  «qui a casa sono molto più autonoma. Meglio campare poco ma bene che male per anni. Come si dice, sa? Meglio un giorno da leoni… Il 12 giugno ho compiuto novant’anni. Se ne avessi avuti ottanta, beh, forse di quell’operazione sarebbe valsa la pena. Ma alla mia età…»

E con la sua ironia aggiunge: “e faccio anche risparmiare l’Asl”.

Margherita Hack è stata una donna da numerosi primati, dallo sport alla scienza. La prima donna in Italia ad aver aperto un centro astronimo, una donna impegnata nella divulgazione scientifica e nell’impegno civile. In prima linea per la difesa dei diritti delle persone, degli omosessuali e dei poveri. Una donna che fino all’ultimo istante della sua vita è rimasta politica, come dimostra quest’intervista rilascita a Repubblica.

Donna atea e consapevole. La sua fede era nella scienza. Per lei Dio è la materia, quella che crea. Il suo punto di vista sulla religione e la fede molto chiaro e pulito. In diversi incontri con esponenti della Chiesa aveva ribadito la sua posizione: “noi atei operiamo perché è giusto, non in vista di una ricompensa futura, che non arriverà“.

Approfitto per unirmi ai messaggi di cordoglio, per questa donna eccezionale. Grazie per l’impegno di una vita al servizio degli altri, con onestà, coerenza e sensibilità.

Grazie Margherita!

 

Il mio saluto per Margherita Hack

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