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Il futuro dell’Europa è nelle mani della Germania. Ne è convinto il magnate George Soros, che invoca una scelta definitiva del Paese tedesco nel proseguire o interrompere l’integrazione europea.

Attento osservatore delle dinamiche politiche, il magnate ha finanziato nei mesi scorsi attraverso Open Society un attento studio di Demos su Beppe Grillo e l’ascesa del populismo in Italia e in Europa.

La situazione – profetizza in un articolo scritto per il think tank Project Syndacatesi sta rapidamente deteriorando e a lungo termine diventerà insostenibile. Una disintegrazione disordinata, con conseguenti reciproche recriminazioni e rivendicazioni instabili, lascerebbe Europa in una situazione peggiore di quando ha intrapreso il coraggioso esperimento di unificazione”.

LA CAUSA DEI MALI EUROPEI: LA BCE
Per Soros, le cause della crisi che vive il Vecchio Continente non possono essere comprese senza riconoscere il difetto fatale dell’euro. Con la creazione di una banca centrale indipendente, la Bce, i Paesi membri si sono indebitati in una valuta che non controllano.
I creditori rischiano di perdere grandi somme qualora uno Stato membro dovesse uscire dall’unione monetaria, ma per evitare ciò i debitori sono sottoposti a politiche che aggravano la loro depressione, aumentano il loro debito, e perpetuano la loro posizione subordinata. Di conseguenza, la crisi ora minaccia di distruggere la stessa Ue. Sarebbe una tragedia di proporzioni storiche che per il magnate di origine ungherese “solo la leadership tedesca può prevenire”.

I PASSI VERSO IL BARATRO
In un primo momento, sia le autorità sia gli operatori di mercato hanno trattato tutti i titoli di Stato dell’Eurozona come se fossero senza rischi, creando un incentivo perverso per le banche a caricarsi i bond più deboli. Quando la crisi greca ha sollevato lo spettro del default, i mercati finanziari hanno reagito con una vendetta, relegando tutti i membri della zona euro molto indebitati – tra cui l’Italia – allo stato di un paese del Terzo Mondo sovraccarico di una valuta estera. In seguito, i paesi membri molto indebitati sono stati trattati come se fossero gli unici responsabili delle loro disgrazie, mentre il difetto strutturale dell’euro non è stato corretto.

LA SOLUZIONE: GLI EUROBOND
Una volta che l’analisi è chiara, la soluzione – commenta Soros – si suggerisce da sola e ha un nome: Eurobond.
Se tutti i Paesi che rispettano i vincoli di bilancio del Fiscal compact fossero autorizzati a convertire il loro intero stock di debito pubblico in Eurobond, l’impatto positivo sarebbe quasi miracoloso, sottolinea il magnate.
Il pericolo di default scomparirebbe, così come i premi di rischio. Anche i bilanci bancari e quelli dei paesi indebitati riceverebbero un impulso immediato.

IL CASO DELL’ITALIA
L’Italia, per esempio, risparmierebbe fino al 4% del suo Pil, il suo bilancio si muoverebbe verso l’attivo, e lo stimolo fiscale potrebbe sostituire l’austerità. Come risultato, la sua economia crescerebbe e il suo rapporto debito/Pil scenderebbe. La maggior parte dei problemi apparentemente irrisolvibili svanirebbero nel nulla. Sarebbe stato – per Soros – come svegliarsi da un incubo.

ATTENZIONE A CHIAMARLA PANACEA
Gli Eurobond, però, – tiene a precisare Soros – non sono una panacea. Di certo non reggono per lui le paure tedesche di un declassamento del rating, anzi, ciò renderebbe i nuovi titoli europei comparabili con quelli americani, britannici o giapponesi.
Non bisogna però abbandonare la strada delle riforme strutturali intraprese, perché – ammonisce il magnate – il gap di competitività tra i paesi del nord e sud dell’Europa esiste e va affrontato.

LO SPARTIACQUE DELLE ELEZIONI
Quale che sia il proprio reale orientamento, la cancelliera tedesca Angela Merkel – finora ostile agli Eurobond per motivi di consenso (e di disciplina protestante) – non lo manifesterà prima delle prossime elezioni politiche che si terranno in Germania a settembre.
Tuttavia – aggiunge Soros – i tedeschi dovranno decidere in fretta cosa fare: se è vero che hanno tutto il diritto di rinunciare agli Eurobond, “non possono pensare di bloccarli condannando gli altri Paesi dell’Eurozona”, come nel caso della Grecia o di Cipro, “alla miseria“. In tal caso dovrebbero decidere di essere loro a lasciare la moneta unica, ma per Soros non lo faranno.

L’INSOSTENIBILE CONVENIENZA DELL’EURO
Anche se ora un referendum anti-euro stravincerebbe in Germania, non si tengono conto delle conseguenze che ciò potrebbe avere sull’economia del Paese.
Paradossalmente, un’uscita dalla moneta unica costerebbe molto più alla Germania, che non ai paesi indebitati.

La ragione per Soros è semplice. Dal momento che tutto il debito accumulato è in euro, se la Germania lo lasciasse l’euro si deprezzerebbe. I paesi debitori ritroverebbero così la loro competitività, il loro debito diminuirebbe in termini reali e, se emettessero Eurobond la minaccia di default scomparirebbe. Il loro debito sarebbe improvvisamente diventato sostenibile.
Allo stesso tempo, la maggior parte dell’onere dell’aggiustamento cadrebbe sui paesi che hanno lasciato l’euro. Le loro esportazioni diventerebbero meno competitive e incontrerebbero la pesante concorrenza dall’Eurozona nei loro mercati interni.

Il futuro dell'Ue? Nelle mani della Germania e degli Eurobond. Parola di Soros

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