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“La crisi è sempre un rischio, ma anche una opportunità”. Così Arkady Dvorkovich, vicepremier russo e capo del Comitato Organizzatore per la candidatura all’Expo 2020 di Ekaterinburg, interpreta la situazione economica attuale e le prospettive di futuro. Sa che dalla Russia gli investitori seguono da vicino quanto accade in Europa – e di conseguenza anche in Italia – e che guardano agli asset che potrebbero essere interessanti per le compagnie russe, o anche un completamento dal punto di vista tecnologico. “In questo momento il processo è in corso. Stanno andando avanti delle trattative”, ha aggiunto.

Il doppio vantaggio

Dvorkovich ha sottolineato il vantaggio sarà sia per le compagnie che riceveranno l’investimento, perché potranno mantenere anche i posti di lavoro, sia per la Russia, perché assicurerà al Paese le tecnologie che servono al nostro sviluppo. Quanto ai settori destinatari degli investimenti russi, il discorso riguarda un ampio spettro di compagnie: “In primo luogo nel manifatturiero, ma anche nella produzione di macchinari e componenti necessari alla nostra industria. E poi ovviamente il turismo, con l’anno incrociato che inizierà a settembre: cercheremo di attirare il più possibile anche visitatori italiani in Russia”, ha detto.

Scambi commerciali

Nel 2012 l’interscambio commerciale tra Russia e Italia ammontava a 45,8 miliardi di dollari, secondo dati elaborati da Mosca e, se paragonato con il 2011, si è ridotto di poco meno di mezzo punto. E già nei primi due mesi del 2013, al contrario, si nota una crescita del 26,1%, pari a 8,3 miliardi di dollari se confrontato con l’omologo periodo dell’anno precedente.

“Negli ultimi tempi abbiamo iniziato serie discussioni nella produzione militare e in particolare per le navi. In Italia i nostri investitori lavorano nel settore metallurgico, come Severstal e Rusal. E tradizionalmente c’è la cooperazione nel settore energetico. Sia nell’energia elettrica: Enel è uno dei principali investitori in Russia nel settore. Sia per le nostre forniture di gas in Italia, con Eni c’è il progetto del South Stream”, ha detto il viceministro.

Macchinari italiani

Secondo Dvorkovich “negli ultimi tempi abbiamo avuto davvero tanti progetti interessanti e importanti, e abbiamo portato avanti bene la loro realizzazione. A partire dalle alte tecnologie come il Sukhoi Superjet, di cui la Russia rappresenta il produttore, utilizzando l’esperienza delle compagnie francesi, italiane e americane. In particolare ha lavorato con noi Finmeccanica (Alenia Aeronautica) che rappresenta il principale partner nel progetto”.

Ha detto che c’è stato un lavoro importante nel settore metallurgico, in particolare per i macchinari italiani. Tutte le nostre compagnie usano macchinari italiani. Ovvio non solo italiani, ma i volumi iniziano a essere elevati e si sta cominciando la produzione anche direttamente in Russia nella regione di Nizhnij Novgorod.

Chimica e agroindustria

Il vicepremier sostiene che anche il settore chimico e quello agroalimentare sono in movimento: “In primo luogo per l’intero ciclo della lavorazione della carne: un progetto che risponderà alle esigenze della ristorazione, compresi i fast-food come McDonald’s, ma non solo. Sono stato anche in una fabbrica vicino a Modena, alla Cremonini, per un sopralluogo: un processo davvero tecnologico e quando lo vedi dal vero, capisci quanto è complicato e quanto richieda investimenti”.
C’è anche una buona cooperazione nel settore dei trasporti, tra Areoflot e Alitalia: “Ci sono buone possibilità nelle comunicazioni, collaborano Poste Russe e Poste Italiane per lo sviluppo delle tecnologie postali”, ha spiegato.

Ecco come (e perché) la Russia investe di nuovo in Italia

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