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Una buona e una cattiva notizia per la nostra economia. La prima riguarda la questione del pagamento dei debiti della Pubblica Amministrazione, che sembra possa vedere finalmente la luce. Dopo la Camera dei Deputati, anche il Senato ha approvato all’unanimità la Risoluzione unitaria sulla relazione del Governo per lo sblocco dei pagamenti dei debiti alle imprese. Nella Risoluzione si chiede al Governo il varo di un decreto leggo per il pagamento dei debiti della P.A. alle imprese, all’ordine del giorno del Consiglio dei Ministri di domani.

Tutti compatti

Il dato saliente è che, dopo giorni di dubbi e trattative, anche il M5S ha firmato la risoluzione, insieme a Pd, Pdl, Sel, Lega, Scelta civica e Centro democratico. Sono numerosi i punti sui quali i partiti chiedono l’impegno del governo: si va dalla richiesta di allentare i vincoli del patto di stabilità almeno per i comuni a quella di adottare un decreto legge per sbloccare i pagamenti della Pubblica Amministrazione nei confronti delle imprese fino alla richiesta della ”costruzione di un vero bilancio federale”. Sui pagamenti della pubblica amministrazione, la risoluzione chiede di dare priorità alle imprese rispetto alle banche (così come sollecitato da Pd e M5S), senza dimenticare il richiamo alla trasparenza.

Una nuova manovra correttiva?

La brutta notizia è invece annunciata dal vice presidente della Commissione speciale per l’esame degli atti del Governo della Camera dei deputati, Pier Paolo Baretta. Secondo l’esponente del Partito Democratico, intervenuto in Aula durante l’esame del Documento di Economia e Finanza, “si rischia il prefigurarsi di una manovra correttiva”. Senza l’apertura di una nuova discussione ”o non fai più niente o fai una manovra correttiva”.

Baretta ha spiegato che “l’assoluta urgenza di pagare le imprese non deve farci ignorare” i riflessi “di questa manovra sul conto economico delle amministrazioni pubbliche. Le misure di cui stiamo parlando – ha sottolineato – determinano un peggioramento dell’indebitamento netto di 0,5 punti di Pil nel solo 2013. Il saldo di bilancio passerebbe di conseguenza da -2,4% del Pil del quadro tendenziale a legislazione vigente a -2,9%. A ridosso di quel 3% del Pil che rappresenta il livello massimo di indebitamento netto nominale previsto dal Patto di stabilità e crescita”. Per Baretta ciò non toglie che “l’intervento sui pagamenti, vada assolutamente realizzato” ma vuol anche dire che così “si esaurisce di fatto, almeno per il 2013, il residuo spazio per interventi di politica economica a livello nazionale (ovviamente fatta esclusione per manovre finanziarie dotate di adeguate coperture, a parità di saldi). So bene – ha concluso Baretta – che ogni legge ed ogni intervento da realizzare ha bisogno di una copertura che va oltre questa discussione. Ma, resta il fatto che politicamente si tratta di una ipoteca sulla attività di questo e, soprattutto, del prossimo governo che non possiamo sottovalutare e che rende necessaria una presa di coscienza politica”.

Partiti compatti sui debiti P.A. ma c'è rischio di manovra correttiva

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