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Eurozona e non

In primis l’Europa e gli impegni. Forse molti non sanno che l’Unione europea non comporta l’adozione di una moneta comune (l’euro). I Paesi dell’Unione che hanno adottato l’euro sono 17, mentre i Paesi senza l’euro sono 10. A parte l’Inghilterra che mantiene la sterlina e che è il caso più importante, sono fuori dall’euro: Danimarca, Svezia, Polonia, Ungheria, Romania e altri Stati.

La necessità di un linguaggio comune

L’Unione europea nacque quando venne di moda, diciamo così, la “globalizzazione”. S’intende che la globalizzazione finanziaria venne da sé, con la tecnologia che la rendeva non solo possibile ma anche ineluttabile. La globalizzazione economica è tutt’altra cosa, avendo in mente, per l’Europa, il modello Stati Uniti. Il problema è che un sistema federale richiede un linguaggio comune. Gli Stati Uniti parlano l’inglese, la Germania il tedesco, l’India ha ereditato l’inglese, il Messico lo spagnolo, il Brasile il portoghese. L’Europa parla invece 22 lingue, che certo non possono alimentare una aggregazione federale.

Un’Eurozona mal organizzata

Invece l’Europa può diventare una comunità economica, che oggi è la comunità dell’euro. Ma purtroppo la messa in opera di questa Unione è stata frettolosa e insufficientemente pensata. Tutti gli Stati del mondo controllano la propria moneta e si possono difendere, economicamente, con dazi, dogane, e anche svalutando o rivalutando la propria moneta. Così gli Stati Uniti tengono il dollaro “basso” per facilitare le proprie esportazioni. Invece, l’Unione europea è una comunità economica indifesa.

I problemi dell’Unione

I singoli Stati che la compongono non possono stampare moneta, né difendere le proprie industrie con barriere doganali, né impedire che le popolazioni più povere dell’Unione si trasferiscano dove lo Stato sociale paga meglio. Difatti quattro Paesi, Germania, Gran Bretagna, Austria e Olanda, chiedono di poter rifiutare il welfare agli emigrati comunitari.

L’indebitamenti eccessivo

In questa vicenda tutti hanno le proprie colpe, scrive Sartori. Ma ne hanno di più i Paesi mediterranei, Italia inclusa, che si sono dati alla bella vita indebitandosi oltre il lecito. L’ora della verità è scoccata, ahimè, troppo tardi per i Paesi che sono riusciti ad accumulare un debito pubblico (Buoni del Tesoro) che supera abbondantemente il Pil, il Prodotto interno lordo. Come possono risalire la china nella quale sono colpevolmente precipitati? Si chiede, preoccupato, Giovanni Sartori.

Il serpente monetario

Dovremmo esportare di più. Ma qui l’ostacolo è, come ho già accennato, che la nostra moneta, l’euro, è sopravvalutata rispetto al dollaro. In passato, nel 1972, avevamo escogitato il “serpente monetario” europeo che consentiva fluttuazioni delle monete entro una fascia del 2,25 per cento. L’esperimento fu utile, ma venne sostituito nel 1979 dal sistema monetario europeo (Sme), che venne a sua volta sostituito, da ultimo, dalla Banca centrale europea di Francoforte.

Crescita zero, dunque! Varrebbe la pena di resuscitare un nuovo “serpente” sotto il controllo, beninteso, di Francoforte? Non lo so. Ma varrebbe la pena di pensarci. Perché da 14 anni la crescita dell’Italia è vicina allo zero.

Draghi resusciti il Sistema monetario europeo

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