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Nel giorno in cui si candida a fare il premier, Matteo Renzi dice di voler continuare a fare il sindaco e che non intende partecipare al “festivalbar delle candidature”. Avete letto bene. Ma andiamo con ordine.

L’indiscrezione del Corriere della Sera

Dopo giorni di tam tam su internet tra i suoi fan affinché il giovane rottamatore prendesse le redini della caotica situazione del suo partito e del Paese, questa mattina il Corriere della Sera titola: “Renzi: sono pronto a fare il premier”. Nell’indiscrezione, si legge un ragionamento attribuito al sindaco di Firenze: “Se per riuscire a superare lo stallo che si è creato e che, certamente, non fa bene al Paese il Pd si presentasse con più nomi di possibili candidati alla presidenza del Consiglio e se fra quei nomi ci fosse anche il mio, allora io ci penserei seriamente”. Pronto a guidare un governissimo? “In quel caso potrei accettare di prendere in mano la situazione. So bene che ci potrei rimettere le penne, che mi converrebbe lasciar perdere, ma – conclude la ricostruzione – è una sfida che mi avvince”.

Lo zampino di D’Alema?

A firmare l’articolo è Maria Teresa Meli che, fanno notare i maliziosi, è considerata vicina a uno dei nemici di ‘Matteo’, Massimo D’Alema. Il ragionamento, sempre secondo i più maliziosi, è che sia stato lo stesso circolo dalemiano a far uscire questa notizia, in modo da dover costringere l’ex sfidante alle primarie a smentire e quindi di fatto a bruciarsi per quel ruolo.

La smentita su Twitter

Così di fatto è avvenuto. Prima tramite un cinguettio su Twitter che il sindaco di Firenze non utilizzava dal 24 febbraio per chiarire: “Ciò che volevo per l’Italia l’ho detto per le primarie. Ho perso. Adesso faccio il sindaco. Non ci possiamo permettere neanche i rimpianti”.

La presa di posizione tanto attesa nella newsletter

Poi attraverso un’articolata newsletter in cui il giovane esponente del Pd dice finalmente come la pensa sul risultato delle urne, precisando di non voler pugnalare alle spalle Pierluigi Bersani ma non lesinando critiche al partito: “Le elezioni. Niente giri di parole: il centrosinistra le ha perse. La vittoria numerica alla Camera non è sufficiente e lo sappiamo. E non si dica: ‘Ah, gli italiani si sono fatti abbindolare, non ci hanno capito’ come ha detto qualche solone dei nostri in tv nelle ore della debacle. Gli italiani capiscono benissimo i politici: casomai non sempre accade il contrario”.

“Io – ha precisato – quello che avevo da dire l’ho detto alle primarie. Non ce l’ho fatta, mi sono preso la mia responsabilità. Ho praticato la lealtà in tutta la campagna elettorale: non perché mi convenisse, ma perché è giusto rispettare i risultati, sempre. Perché credo che lo stile abbia un ruolo persino in politica. Oggi non dirò: ‘Ma io ve l’avevo detto’. Quelli che sono stati zitti durante le primarie e che poi ci spiegano che loro avevano capito tutto sono insopportabili: passi saltare sul carro del vincitore, ma adesso affollare quello del perdente mi suona ridicolo. Io ho combattuto Bersani a viso aperto quando non lo faceva nessuno, guardandolo negli occhi. Non lo pugnalo alle spalle, oggi: chiaro? Nello zoo del Pd ci sono già troppi tacchini sui tetti e troppi giaguari da smacchiare per permettersi gli sciacalli del giorno dopo”.

La frecciata a D’Alema

E a chi si riferisce Renzi quando parla di chi affolla il carro del perdente? Forse sempre a quel Massimo D’Alema che ieri dalle colonne del Corriere della Sera offriva la sua soluzione affidando la presidenza delle camere a Pdl e 5 Stelle? Il sindaco di Firenze critica esplicitamente questa ricetta: “Pensiamo di uscirne vivi offrendo a Grillo la Camera e a Berlusconi il Senato, secondo gli schemi che hanno già fallito in passato?”

La sfida a Grillo

Per Renzi, “Grillo non va rincorso, va sfidato. Sulle cose di cui parla, spesso senza conoscerle. Vogliamo riflettere sull’utilizzo della rete in politica? Bene, il nostro comune è un comune che è leader negli open data. Ne parliamo? Vogliamo parlare delle donne in politica?
Bene, noi abbiamo la maggioranza di donne in giunta: altrove cacciano le assessore se rimangono incinta. Ne parliamo? Vogliamo parlare di innovazione ambientale? Bene, noi abbiamo fatto il primo piano strutturale a volumi zero, senza mattoni, di una grande città. Ne parliamo?”.

No ai caminetti, sì alle discussioni vere

E chi da tempo attendeva una posizione del sindaco dopo la disfatta delle urne è stato accontentato: “Ho evitato di fare dichiarazioni dopo il voto – spiega su Facebook – perché non volevo finire nel festival di chi la spara più grossa e nei pastoni degli addetti ai lavori. Adesso leggo incredibili interpretazioni, ricostruzioni, commenti. Mettiamola così, allora: quello che volevamo per l’Italia lo abbiamo proposto alle primarie. Dagli Stati Uniti d’Europa fino all’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti, noi ci abbiamo messo la faccia, presentando un progetto serio”. Primarie, chiosa Renzi, che ha perso. E quindi ora non intende partecipare a “caminetti”, ma si dice “pronto a partecipare a una discussione vera su quello che serve al Paese”.

 

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