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La donna celebrata, dipinta, immaginata e issata a bandiera di emancipazione attiva. Ma intesa non come la stucchevole immagine di mamma e basta, bensì come alfa da cui far nascere o rinascere una vita nuova. E poi donna intesa come cultura, un’alcova dove far germogliare il seme del sapere, tratteggiandolo e accompagnandolo lungo le coste di quel grande lago salato che è il Mediterraneo. Per ricordare che qui, proprio al centro della crisi e della culla della civiltà, si può ricominciare dopo i venti della crisi. Dedicare l’8 marzo alle donne del Mediterraneo come accadrà a Roma  non è solo un’idea, ma un dovere, ragiona Katerina Giannaki, membro del Consiglio dei Greci nel mondo e del Coordinamento Forum Donne Mediterraneo.

Perché proprio lì le donne soffrono ancora discriminazioni e diritti mancati, lì dove sono vive sterili contrapposizioni ideologiche, politiche e religiose. Che troppo spesso relegano la figura femminile a secondaria o la ghettizzano cassandola dei diritti fondamentali. Quando invece, proprio dalle giovani studentesse, è iniziata la primavera araba che ha scosso le piazze di Tunisi, Cairo, Beirut, Bengasi, Atene, Tirana. Donna era Neda, la ragazza uccisa a Teheran nel giugno del 2011 da un miliziano mentre manifestava insieme al padre, diventata simbolo della rivolta dell’opposizione iraniana. E dedicare quella giornata alle donne sulla spinta delle litografie del pittore grecosiriano Julianos Kattinis, maestro nel dare forme, colori e pulsioni a due entità che si mescolano e si completano, è un’operazione sociale prima che artistica.

Donne e Mediterraneo. “Non possiamo scappare dalla natura” osserva il maestro alla soglia degli 80 anni, da mezzo secolo residente a Roma, dopo aver esposto nelle maggiori gallerie del mondo, come le Grafiche Sammlung Albertina di Vienna, il Centro di cultura francese di Amman, il Centro di Cultura egizia di Damasco, Palazzo Braschi a Roma, passando per i musei di arte contemporanea di Madrid, Parigi, Houston e Stoccolma. Perché quella natura, secondo il pittore ed incisore all’acquaforte, non può prescindere dai volti femminili del Mediterraneo segni e simboli che hanno contraddistinto le culture mediterranee – medio orientali negli ultimi secoli. Olii, incisioni, acquaforte, lineografie, serigrafie, litografie. Colori e anime per ritagliare le forme delle donne del Mesogheios: la speranza a cui questa Europa deve aggrapparsi.

Twitter@FDepalo

Pillole di rinascita: se l'8 marzo è dedicato alle donne del Mediterraneo…

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