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Finita la campagna elettorale, e in vista dell’inizio dell’insediamento delle nuove Camere, sarebbe auspicabile passare dagli slogan ai fatti. E i fatti si basano anche sui numeri come quelli, pessimi, sui dati del Pil diramati dall’Istat.

Certo Pierluigi Bersani con gli 8 punti indicati come base programmatica per un governo Pd aperto al sostegno del Movimento 5 stelle ha cominciato a parlare di temi, questioni e problemi.

E la riforma della legge elettorale, anche se non produce crescita, può fornire al sistema istituzionale una maggiore stabilità.

Ciò detto, s’intravvede nel dibattito politico una certa dose di irresponsabilità che porta a dare per scontato, e quasi salutare, un ritorno alle urne entro l’anno.

Si dirà: tanto c’è il pilota automatico evocato dal presidente della Bce, Mario Draghi, a darci sicurezza. Quindi chi se ne frega dei conti pubblici?

Un attimo: il pilota automatico che risponde a modi e tempi indicati dalle istituzioni europee, compresa la Bce in caso di attivazione dell’ombrello monetario dell’Eurotower, non è senza conseguenze. E il Fiscal Compact non è una sigla buona solo per criticare l’austerità merkeliana.

Ecco perché avanzare proposte di nuove spese (vedi il reddito di cittadinanza) senza indicare una chiara e immanente copertura finanziaria non fa onore a chi lancia queste stupefacenti idee.

Il realismo bersaniano va integrato almeno con altri 3 punti che andrebbero sommessamente considerati per evitare ulteriori dosi di irresponsabilità.

Primo: come e quanto potenziare le risorse per gli ammortizzatori sociali, compreso lo stanziamento a regime per gli esodati.

Secondo punto: come finanziare le missioni internazionali per tutto il 2013.

Terzo punto: come sostituire con tagli alla spesa (o nuove entrate) il maggior gettito atteso dall’aumento di un punto (dal 21 al 22%) dell’Iva, che scatterà il prossimo 1° luglio.

I tre punti sono sintetizzabili con poche parole: s’inizi a discutere della manovra correttiva che il prossimo governo (qualunque esso sia, a proposito di pilota automatico) dovrà approvare.

Il resto è, molto spesso, e purtroppo, aria fritta.

I tre punti che Bersani dimentica

Finita la campagna elettorale, e in vista dell’inizio dell’insediamento delle nuove Camere, sarebbe auspicabile passare dagli slogan ai fatti. E i fatti si basano anche sui numeri come quelli, pessimi, sui dati del Pil diramati dall’Istat. Certo Pierluigi Bersani con gli 8 punti indicati come base programmatica per un governo Pd aperto al sostegno del Movimento 5 stelle ha cominciato…

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