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Ospitiamo un intervento di Romano Perissinotto, uno dei fondatori di Italia Futura Lombardia

Botta e risposta sul Corriere della Sera tra l’editorialista Ernesto Galli della Loggia ed il senatore Mario Monti in merito al fallimento (scrive il primo) dell’esperienza politica del movimento montiano e di un centro che evidentemente non è nelle simpatie degli Italiani.

Nel confronto si inserisce poi con tempismo perfetto un editoriale di Italia Futura che si riassume in una sorta di avvertimento ai vertici di Scelta Civica, richiamandoli a non essere eccessivamente tatticisti o generici, probabilmente riferendosi alle dichiarazioni piuttosto effimere dei due novelli capigruppo montiani in Parlamento, Mauro e Dellai, che non sono certamente espressione diretta dell’associazione montezemoliana.

Il punto focale dell’articolo di Galli della Loggia è nell’individuazione del grande errore di Monti che non ha saputo cogliere le istanze del popolo di centrodestra, ancora maggioritario nel Paese. Un errore tecnico, di presunzione e “di incapacità di parlare al cuore della gente” . In tempi non sospetti, da queste pagine avevo avuto modo di sollevare questo grave limite nella leadership di Monti e l’incredibile ingenuità della sua campagna elettorale che ha fatto recepire il suo movimento  come una sorta di appendice del Pd con l’inevitabile conseguenza di precludersi i voti dell’elettorato di centrodestra.

Il tutto condito da una sua intima convinzione che un sistema bipolare in Italia fosse superato, che il leader del centrodestra fosse finito ed il suo partito, il Pdl, un covo di impresentabili. Così non è, perlomeno nella espressione di un elettorato che rappresenta un terzo dei cittadini italiani. Monti è stato vittima di se stesso, ovvero di quella supponenza radical chic di una certa borghesia elitaria a cui piace, nei salotti e nei talk show, parlare dei problemi della gente comune, ma non ne conosce le intime sensibilità e i problemi quotidiani. Cosa che invece conosce benissimo il Cavaliere di Arcore e, soprattutto, la sa comunicare con messaggi chiari, magari permeati da populismo, in ogni caso talmente efficaci da consentirgli di cancellare buona parte degli errori commessi.

Ed ecco che la lettera di replica del prof. Monti all’editoriale di Galli della Loggia è ancora intrisa di una contraddizione in termini, ovvero ancora incapace di cogliere l’essenza del fallimento elettorale, al contrario giudicandolo un successo. Lascia spazio solo ad una piccola autocritica in quel “contrapporsi frontalmente e sprezzantemente all’elettorato che fino ad allora era stato della Destra”, ma non sufficiente per scaldare i cuori, né tantomeno lascia intravedere nel senatore la consapevolezza che a destra, nel centrodestra, c’è ancora un leader forte e troppo prematuramente dato per spacciato con il quale è necessario dialogare, valutare i punti di convergenza per rispondere alle istanze della maggioranza degli italiani. Con una certa malcelata permalosità ed arroganza politica, Monti scrive che non voleva essere un Alfano “qualsiasi”:  si è ritrovato così ininfluente e, in sintesi, ha privilegiato l’ambizione personale agli interessi del Paese intero, mortificando nel contempo le istanze di chi ha una visione e una cultura liberale della società.

Infine, una sorpresa particolarmente gradita al sottoscritto, la pubblicazione dell’editoriale di Italia Futura. La componente liberale e laica di Scelta Civica ha (finalmente direi) dato un colpo d’ala e parrebbe essersi resa conto che è tempo di superare antichi complessi e pregiudizi nei confronti del Pdl, quindi del suo leader in nome di un interesse superiore e, perché no, di prepararsi anche ad un possibile prossimo confronto elettorale che non la veda penalizzata alla prossima scadenza, come è invece accaduto nella recente tornata e nei successivi incarichi direttivi e parlamentari di Scelta Civica in questi ultimi giorni. Un nuovo inizio? Lo auspico vivamente…

Monti scrive ma non convince

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