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Un amico dell’oligarca Boris Berezovsky sostiene che vicino al corpo del magnate sia stata scoperta una sciarpa e ritiene che il magnate russo sia stato strangolato. L’informazione è riportata dal sito del quotidiano britannico The Guardian. La pubblicazione cita l’imprenditore Nikolai Glushkov, ex vice direttore di Aeroflot.

Glushkov ha detto al giornale che “Boris è stato strangolato”, aggiungendo che “non crede che sia stato un suicidio”. Dello stesso avviso è il Telegraph: è la moglie dell’ex spia russa Alexander Litvinenko, ucciso misteriosamente a Londra con il polonio, a parlare. Secondo lei Berezovsky aveva “molti nemici” ed è “improbabile” che si sia suicidato.

Il Times sostiene il contrario e sottolinea la quantità di alcolici ingurgitata dall’uomo quella notte. “Aveva ricominciato a fumare, beveva, aveva smesso di godersi la vita”, ha detto al Times Alex Goldfarb, un amico di lunga data. La notte prima di essere trovato morto, il magnate era seduto in un hotel di Park Lane vestito tutto di nero, lottando per controllare una mano tremante. Era “molto depresso e perso”, mentre beveva il tè con miele al Four Seasons con un giornalista russo. Il Times propende per quella che sembra profilarsi come la versione ufficiale. La situazione economica di Berzovsky, da nemico storico di Putin, era disastrosa e lui si è tolto la vita.

Lo stesso crede Margarita Simonian, direttore di Russia Today e giornalista molto vicina al Cremlino: ieri, ha portato nel programma del canale russo NTV “The Iron Lady”, la sua testimonianza. Ha detto che una persona vicina all’entourage di Putin le aveva letto la lettera di Berezosvky indirizzata a Putin, dove chiedeva perdono, secondo quanto già riferito Dmitri Peskov, portavoce di Putin. “Non crederai mai chi ti scrive questa lettera”, così iniziava la missiva che era “un appello per il ritorno in Russia”, vi si trovavano frasi di questo tenore: “Ho fatto un sacco di errori, ho capito quanto sia difficile perdonarmi, ma io sono confuso e voglio chiedere perdono”.

Berezovsky, trovato morto sabato scorso nel bagno di una residenza fuori Londra, ha rappresentato a lungo il nemico numero uno del capo di stato russo. Quello che con l’avvento di Putin ha visto lentamente tramontare le proprie ricchezze, che ha perso il controllo sui media (il Primo canale tv russo), sugli asset petroliferi e soprattutto la residenza e la patria.

Berezovsky, ex consigliere di Boris Eltsin, era nato nel 1946 in una famiglia di ebrei russi. Dal 2000 viveva in autoesilio nel Regno Unito, ed ha regolarmente criticato Putin e la sua politica. In Russia, è stato accusato di frode, riciclaggio di denaro e di tentativo di rovesciare il governo: è stato condannato per più di una dozzina di incriminazioni, in contumacia.

Era diventato un nemico del Cremlino da quando aveva usato il suo impero mediatico per criticare Putin sulla sua gestione della guerra in Cecenia e il disastro del sottomarino Kursk. E in questo era la sua tragedia. “Riconciliati con Vova”, gli avrebbe detto la madre 87enne, un paio di anni fa.

Berezovsky, per la verità – e per non perdere il suo potere accumulato nell’era Eltsin – ha provato a sostenere anche Putin nella sua campagna elettorale per diventare presidente russo nel 2000. Ma Putin aveva evidentemente già in mente un programma politico per porre sotto controllo anche gli oligarchi, quelli che per usare le parole di Putin stesso, pronunciate all’inizio del nuovo millennio, “sono diventati ricchi in una notte”.

Ecco cosa pensano i media (inglesi e russi) sul caso Berezovsky

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