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Non entro nel merito dell’editoriale di Paolo Messa che – in maniera però convincente – punta il dito su quella forza politica che nella sua perdente vittoria ha messo in stallo politicamente il Paese. Non entro nel merito di valutazioni che non mi competono, anche se perdere tutti quei voti vorrà dire pure qualcosa. Non so se, come dicono, Bersani sembra essere più l’arcigno problema che la soluzione del problema. Non entro nel merito, leggo e cerco di capire, e aspetto il 15 marzo, e spero, e temo. Come tutti gli italiani che hanno molto da perdere nel caos e nessun vitalizio.

C’è una cosa che invece sento il bisogno di dire semplicisticamente: sono mesi (anni?) che Bersani tormenta l’immaginario collettivo con la sua camicia a maniche alzate (con cravatta). Questo suo ossessivo tirare su le maniche (con cravatta) nel segno dell’operatività e dell’informalità che – va da sé – è democratica per definizione. Vorrei suggerire di abbassare quelle maniche, di normalizzare l’aspetto estetico. La comunicazione non verbale non ha funzionato e adesso tirare su le maniche non ha affatto il significato, non veicola il messaggio che gli era stato affidato. Anzi. Si potrebbe fare l’osservazione: ma chi se ne frega delle maniche di Bersani! Certo, stiamo parlando di quisquilie estetiche in un momento in cui serve tragica concretezza ma attenzione – tornando all’editoriale di Messa – mantenere la posizione delle maniche alzate (con cravatta) è il segno di chi non molla, non si cura di alcuno ma guarda e passa. Il segno di chi sa  come si fa, che bando alle ciance ci penso io,  di chi guarda avanti e mai indietro (dove ci sono gli errori) e metafore crozziane cantando…

Quelle maniche sono l’emblema della rigidità, più che della coerenza?

 

Abbasso(a) quelle maniche della camicia

Non entro nel merito dell'editoriale di Paolo Messa che - in maniera però convincente - punta il dito su quella forza politica che nella sua perdente vittoria ha messo in stallo politicamente il Paese. Non entro nel merito di valutazioni che non mi competono, anche se perdere tutti quei voti vorrà dire pure qualcosa. Non so se, come dicono, Bersani…

Grillo, ecco sfatato il mago della Rete

Dagli esordi con il suo blog fino all'esito delle politiche 2013 non ci sono stati dubbi: il successo di Grillo si è giocato in Rete, complice una particolare allergia ai mezzi di comunicazione tradizionali. Senza contare che il Movimento 5 Stelle può essere annoverato tra i nativi digitali. Qualche osservatore oggi però fa notare che dalla sua nascita ad oggi…

L'ennesima puntata della saga litigiosa fra Krugman e Ferguson

Che fra lo storico britannico Niall Ferguson e Paul Krugman non corresse buon sangue lo si era intuito nel 2009, quando durante le elezioni presidenziali i due si scontrarono riguardo la politica economica e monetaria di Barack Obama. In quell’occasione il Nobel americano per l’economia, sostenitore di Obama, accusò Ferguson – conservatore e repubblicano convinto, supporter prima di John McCain…

Ora l'Udc non molli. Parla D’Onofrio

C’è delusione, ma bisogna andare avanti. Il professore centrista Francesco D’Onofrio, ex ministro, sintetizza così lo stato d’animo dopo il risultato delle elezioni politiche. “Il risultato complessivo della coalizione di Monti è largamente deludente. Non basta dire che era in campo da poche settimane perché c’è gente che opera da tempo nella società civile. E’ una clamorosa sconfitta. L’Udc deve…

La cenere della politica e la polvere della protesta

Quella italiana non è una democrazia maggioritaria ma parlamentare. Il fatto che si sia tentato attraverso il grimaldello delle leggi elettorali di forzare il dettato della Costituzione non significa che la Carta sia stata modificata. Il Porcellum non ha dato un vincitore "assoluto" e d'altra parte ottenere la maggioranza dei seggi con un terzo o meno dei voti sarebbe stata…

Come i sindacati (non) vanno d'accordo su Bersani e Grillo

Forse non ci sarà bisogno che si realizzi la proposta-auspicio di Beppe Grillo: "Aboliremo il sindacato", ha ripetutamente detto il comico leader del Movimento 5 Stelle. Vasto programma, certo. Eppure in periodi di post concertazione, di governi tecnici e di disoccupazione incalzante il peso delle maggiori centrali sindacali si sta affievolendo sempre più. Insomma, il rischio è quello di una…

L’incognita del post-Chávez sulle trattative Colombia-Farc

Pubblichiamo un articolo del dossier “Dopo Chávez: un nuovo capitolo del Sud America” dell'Ispi A prima vista, sembra l’ennesimo paradosso colombiano, la nazione simbolo del realismo magico. Nelle regioni rurali – inespugnabili fortezze naturali di selva e montagne che nemmeno il pugno di ferro dell’ex presidente Álvaro Uribe è riuscito a far capitolare – la guerra tra l’esercito e le…

Grillo e Landini s'erano tanto amati

Prime incrinature fra Beppe Grillo e Maurizio Landini. Il leader del Movimento 5 Stelle non disdegna bordate ai sindacati, ma ha sempre salvato dalle sue contumelie sia la Fiom che i Cobas. Le ramanzine di Grillo si sono infatti sempre concentrate sulle tre maggiori centrali sindacali: Cgil, Cisl e Uil. Non a caso, infatti, simpatizzanti e aderenti a Fiom e…

L’economia spinge Caracas verso Washington

Pubblichiamo un articolo del dossier “Dopo Chávez: un nuovo capitolo del Sud America” dell'Ispi La scomparsa di Hugo Chávez avrà un profondo impatto sulla politica interna ed estera del Venezuela e di conseguenza sulle sue relazioni con gli Stati Uniti d’America. Se ci sarà un trasferimento pacifico del potere tramite elezioni regolari, nel medio periodo è legittimo attendersi un miglioramento dei…

Quanti soldati resteranno in Afghanistan dopo il ritiro?

Dopo il ritiro delle truppe internazionali dall'Afghanistan nel 2014, Stati Uniti e Nato dovrebbero mantenere una presenza militare di circa 20mila uomini nel Paese asiatico. La raccomandazione è stata fatta al Senato dal generale James Mattis, al vertice dello U.S Central Command, il comando unificato che segue le missioni statunitensi da Nord Africa all'Uzbekistan. La consistenza delle truppe che resteranno…

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