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Roberto Maroni è stato eletto presidente della Regione Lombardia con il 42,81% dei voti, a scrutini completati da parte del Ministero dell’Interno.

Scrutinate tutte le 9.233 sezioni, il centrodestra risulta primo con il 42,81%, seguito dal candidato del centrosinistra Umberto Ambrosoli con il 38,24% e dal candidato del Movimento cinque stelle, Silvana Carcano, con il 13,62%.

Oltre quattro punti percentuali di vantaggio sullo sfidante Ambrosoli portano per la prima volta nella storia un leghista, Roberto Maroni, alla guida della Lombardia (tranne la breve esperienza di Paolo Arrigoni nel 1994), regione dove è nato e si è affermato il movimento fondato da Umberto Bossi.

Nonostante il calo dei voti di lista (alle Regionali 2008 aveva preso il 26 per cento, ora il 13), per la formazione guidata da soli sette mesi dal governatore in pectore Maroni, si tratta di una scommessa vinta fondamentale per il futuro stesso della Lega. “Mi sono giocato tutto”, ha ammesso Maroni in conferenza stampa, “consapevole che il rischio era alto ma anche consapevole della forza che avevamo”. Una sfida importante non solo per portare avanti il progetto di macroregione del nord e di mantenere in Lombardia il 75 per cento le tasse dei lombardi, i due temi su cui ha basato la campagna elettorale, ma per evitare una frantumazione del Carroccio dopo l’abbraccio con il Pdl che molti, nella stessa Lega, temevano fatale.

Maroni ha quindi ammesso che “non è stata una cosa facile, e comunque è superiore ai risultati del 2001 e del 2009. E, cosa più importante, abbiamo aperto una fase nuova nella storia della Lega. Dipenderà da noi – ha osservato – riuscire a realizzare questo obiettivo”. Maroni stesso ha sottolineato il successo personale della lista a suo nome: grazie all’oltre 10 per cento ottenuto, sommato al tredici per cento della Lega, il risultato è di soli tre punti inferiore a quello dell’ultima tornata.

 

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