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L’oggetto misterioso svelato ieri da Mark Zuckerberg per molti altro non è che un “normale” motore di ricerca. Neanche dei più innovativi tra l’altro. E che mette ancora una volta a repentaglio la nostra privacy. Non che la novità rappresenti per il social network un gioco da ragazzi. La nuova modalità di navigazione tra le innumerevoli connessioni di Facebook rappresenta in realtà un’operazione molto complicata da realizzare.

La rivoluzione in scatola

Riccardo Scandellari, curatore del blog di marketing non convenzionale skande.com, l’ha definita “la rivoluzione in scatola”: “Facebook ha annunciato ieri sera la sua “rivoluzione“, ma di veramente rivoluzionario ha poco, anzi arriva in ritardo. L’annunciato Graph Search cerca nei contenuti pubblici degli utenti segnalando attività commerciali, esperienze d’acquisto e altre amenità squisitamente interne alla piattaforma. Anche la Borsa non ha premiato la novità, segno che fortunatamente gli investitori hanno sentito odore di innovazione debole e poco competitiva”, si legge su skande.com.
L’atteso annuncio ha deluso infatti il mercato, tanto che il titolo Facebook ha interrotto la corsa al rialzo degli ultimi giorni, arrivando a cedere il 2,48%.

Normale, non straordinario

Non lontano da questa opinione è il giudizio di Rudy Bandiera, giornalista ferrarese, professionista dell’IT e consulente in ambito Web: “Mi spiego prima che qualche bravo programmatore mi venga a dire che la cosa non è affatto semplice: capisco perfettamente la complessità di mettere in relazione tra loro miliardi di dati, in contemporanea, fluidi ed in tempo reale, questo lo capisco, non sono scemo”, ha scritto sul suo sito. “Non comprendo – continua l’esperto – quelli che non capiscono come mai il titolo non è decollato in borsa dopo questa novità”. La risposta? “Facebook ha sempre avuto un motore di ricerca interno aberrante, non funzionale e che per assurdo non trovava nulla. La cosa ovvia è che la prima cosa da fare, dentro a un coso che contiene un settimo della popolazione del Pianeta Terra, è avere un modo per trovare le informazioni che interessano. E’ normale questo, non straordinario. Non ha presentato qualcosa di nuovo. Ha riempito un buco”, conclude Bandiera.

E la privacy?
Nonostante le rassicurazioni di Facebook, il problema reale potrebbe riguardare la tutela della privacy e l’utilizzo che potrebbero farne le aziende per migliorare la pubblicità personalizzandola sempre più in base a gusti ed esigenze singole. Advertising Age,  il sito specializzato in tecnologie, rende evidente l’importanza della novità per i pubblicitari: “Facebook potrebbe finalmente avere una fonte di dati per il targeting degli annunci”. Questo vuol dire che il social network non solo potrà selezionare i target pubblicitari in base a informazioni come età, residenza, like generici ma anche in base alle ricerche effettuate dagli utenti.

Graph Search utilizzerà le impostazioni privacy già esistenti ed utilizzate per il profilo normale di un utente, ha dichiarato il social network offrendo anche una guida su  “Come funziona la privacy con la ricerca tra le connessioni di Facebook”. Ma potrebbe non bastare. Questo nuovo motore di ricerca rende molto più facile e per certi versi divertente trovare cose interessanti su di te, il tuo passato, e tutti i tuoi amici. Sia chiaro, “niente che non era prima pubblico lo sarà con Graph search” si legge sul sito Internet Gizmodo. “Ma questo non cambia il fatto che adesso scavare informazioni inavvertitamente condivise sarà un gioco da ragazzi. E per Gizmodo questa è proprio una cattiva notizia per milioni e milioni di persone che potrebbero avere problemi a trovare un posto di lavoro.

La morale? “Vai nel tuo profilo e vai a vedere quello che hai condiviso”, avverte il sito Internet.

Chi vince e chi perde con Graph Search

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