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La mossa di Ue, Bce e Fmi è d’acchito scioccante e profondamente autolesionistica, nel senso di generatrice di un episodio contagioso le cui conseguenze potrebbero essere potenzialmente devastanti per l’intera Eurozona. A una lettura più attenta, tuttavia, ci si accorge che, dati i vincoli politici, europei e locali, di alternative vere ce n’erano poche o nessuna. Ma questa considerazione non ci fa star meglio.

Qual è lo stato di salute delle banche cipriote?

Cipro ha un sistema bancario terribilmente ipertrofico, rispetto alla dimensione economica del paese: gli attivi bancari sono pari a circa 5 volte il Pil dello stato-isola. In pratica, prescindendo dal modo in cui questa ipertrofia si è sviluppata, possiamo dire che Cipro è una Islanda con l’euro. E questo conta moltissimo, nel trattamento e negli esiti della crisi. Le banche cipriote si sono gonfiate a questo modo essenzialmente perché l’isola è divenuta, nel corso degli anni, un centro finanziario offshore entro l’Eurozona, intercettando depositi, soprattutto russi e britannici. Anche la crisi greca ha giocato un pesante ruolo: le banche cipriote sono state riempite di depositi di cittadini greci in fuga. Questi enormi afflussi di fondi sono stati impiegati soprattutto in speculazioni immobiliari ed acquisti di titoli di stato greci. 

Dove colpire per ristrutturare?

Forse sul debito sovrano cipriota? Escluso, perché circa metà di tale debito è stato emesso sotto la legge britannica, e contiene della clausole di azione collettiva (CACs) che prevedono che la ristrutturazione sia possibile solo con accordo vincolante del 75 per cento dei creditori. Ciò preclude l’attuazione rapida ed indolore di un concambio “volontario” di titoli di stato, tale da ridurne il valore attuale, come fatto ad esempio due volte per la Grecia.

Inoltre, la parte di debito sovrano cipriota emesso sotto la legge locale è nelle banche del paese, quindi ristrutturare (pur se tecnicamente possibile) non farebbe altro che gonfiare il prezzo del salvataggio a carico della Troika. E voi ricordate che a settembre si vota in Germania, vero?

C’erano alternative?

Premesso che siamo tutti scioccati e scandalizzati per l’irruzione di questo euro-elefante nella sacra cristalleria dei depositi, l’unica domanda che dobbiamo porci è la seguente: c’erano reali alternative?

Vediamo: forse il fondo salvastati ESM avrebbe potuto erogare tutti i 17 miliardi, ma sappiamo che i tedeschi hanno già detto che non ci saranno ricapitalizzazioni dirette delle banche prima che sia partito il regolatore unico continentale, cioè la nuova funzione della Bce. E comunque che ESM non può e non deve pagare per gli errori compiuti nel passato dalle banche di singoli paesi. Non fa una piega, o ne fa comunque assai poche. I dieci miliardi di euro erogati da Ue e Fmi non sono comunque pochi, ove raffrontati alla dimensione di Cipro: siamo intorno al 55-60 per cento del Pil. Se il settore privato può partecipare solo attraverso interventi sui depositi, per i motivi sopra elencati, non ci sono alternative ad agire sui depositi. Il punto vero è: perché toccare anche i depositi inferiori a 100.000 euro, cioè tutta la popolazione cipriota, con una azione ferocemente regressiva, oltre che potentemente sistemica per il resto del continente e del pianeta? 

Che accadrà ora?

Il contagio verrà contenuto e riassorbito oppure scivoleremo inevitabilmente verso la resa dei conti in Eurozona? La Bce vedrà drammaticamente depotenziato il valore deterrente del “whatever it takes” di Mario Draghi e delle sue Outright Monetary Transactions? Riusciranno i nostri eroi a far passare per l’ennesima volta che Cipro è “un caso unico”, come lo è stata la Grecia? ItaliaSpagna e Portogallo subiranno un gradino all’insù nel costo della raccolta bancaria ed un nuovo chiodo conficcato nella loro bara? Attendiamo e vedremo. L’unica previsione che ci sentiamo di fare con una certa confidenza è che Cipro uscirà a pezzi da questo salvataggio. Ma non pensiamo vi fossero reali alternative a tale esito, purtroppo.

Ma senza l’intervento le banche saltano?

Resta un punto fondamentale, nel progressivo denudamento del re europeo e nello sbriciolamento delle nostre antiche certezze. Senza questo salvataggio, le banche cipriote saltano. Se saltano, il sovrano salta con loro. Se il sovrano salta, pensare che l’assicurazione pubblica sui depositi possa essere onorata è purissima illusione. E’ questo l’insegnamento più inquietante della vicenda cipriota, ed anche quello realmente sistemico, al di là della “unicità” della vicenda. Difficile che i mercati se ne dimentichino presto. 

(sintesi di un’analisi più articolata del sito Phastidio.net)

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