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Lo avevamo detto: la discontinuità nell’offerta politica, alle prossime elezioni, si vedrà dalla composizione delle liste. Adesso che queste sono perlopiù chiuse, la sensazione è che non ci sia stata alcuna discontinuità. Da nessuna parte.

Non tanto sui nomi quanto sul metodo di selezione.

Sui nomi: di sicuro si poteva fare di più e meglio, ma qualche buona eccezione c’è stata, da Civati nel Pd a Simoni in Scelta Civica, per fare qualche esempio.

Il problema persiste soprattutto nel metodo utilizzato per la scelta dei candidati. Di fatto, non c’è stata una vera e propria selezione, perché è prevalsa ancora una volta quella sorta di automatismo per cui a contare sono essenzialmente due fattori: la vicinanza al capo, non necessariamente politica, e la convenienza in termini di voti. Le liste pullulano, infatti, di staffisti e capicorrente, diluiti con una manciata di professori, campioni sportivi, giornalisti e figli di. Per carità, persone anche degnissime – a cominciare ad esempio, dalla canoista Idem al figlio di Pio La Torre-  ma che poco c’entrano con un percorso politico. La logica è semmai quella di far loro presidiare aree scoperte nel consenso elettorale: nulla di cui scandalizzarsi in sé, ma di cui preoccuparsi quando fanno da copertura pubblicitaria ad un vuoto politico.

A dispetto di quanto accade in Italia, la politica è una cosa seria, che richiede preparazione (non solo tecnica), fatica e passione. Non una per volta, ma tutte le qualità insieme. E se da noi la politica è così screditata, ed anzi dannosa, è soprattutto perché i nostri politici sono spesso militanti che hanno fatto carriera senza alcuna competenza o esterni prestati alla politica senza alcuna esperienza. In altre parole, manca una classe politica degna di questo nome e francamente, a parte qualche scelta azzeccata, si fatica a intravederla anche nelle liste presentate nei giorni scorsi.

Chi si presenta come innovatore (e ce n’è più di uno alle prossime elezioni) tenga presente che non ci sono scorciatoie: un’offerta politica nuova comincia dalla formazione e selezione del suo gruppo dirigente. Diversamente, sarà un’offerta già vecchia agli occhi degli elettori.

La scomparsa della classe politica

Lo avevamo detto: la discontinuità nell’offerta politica, alle prossime elezioni, si vedrà dalla composizione delle liste. Adesso che queste sono perlopiù chiuse, la sensazione è che non ci sia stata alcuna discontinuità. Da nessuna parte. Non tanto sui nomi quanto sul metodo di selezione. Sui nomi: di sicuro si poteva fare di più e meglio, ma qualche buona eccezione c’è…

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