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Il 2013 non porterà fortuna all’Inps. E non tanto perché le prospettive dell’Istituto, scritte nel bilancio previsionale 2013, approvato dal Civ lo scorso 28 febbraio siano pessimistiche. Ma perché la realtà è molto peggio.

Come succede da qualche anno, infatti, i presupposti previsionali sui quali si basa la redazione del bilancio, relativamente al quadro macroeconomico di riferimento, si sono rivelati ancora una volta troppo ottimistici, essendo basati sulla nota di aggiornamento al documento di finanza 2012 del governo del settembre scorso, che poi è notevolmente peggiorata nei mesi successivi.

Basta un dato per comprendere. A settembre 2012 il governo prevedeva un Pil reale negativo dello 0,2% per il 2013. Due mesi dopo la previsione era già arrivata a -1% e di recente l’Istat l’ha confermato . Ed è chiaro che l’andamento del Pil ha effetti diretti sull’occupazione che, nelle previsioni dell’Inps dovrebbe calare dello 0,3% nel 2013. Rimarchevole anche la previsione di aumento delle retribuzioni lorde, previste in crescita dello 0,9% a fronte di un tasso di inflazione del 2%. Della serie, la deflazione degli stipendi continua.

Fatte queste premesse, andiamo a vedere le previsioni di risultato per il bilancio dell’Istituto. La gestione economica patrimoniale vede un ulteriore peggioramento della situazione patrimoniale netta, che dai 25,130 miliardi di inizio 2013, è prevista chiuda a 15,416 miliardi, con un calo quindi di 9,714 miliardi, che corrisponde al risultato economico di esercizio.

Tale risultato incide negativamente sull’avanzo di amministrazione che si riduce a 45,937 miliardi dai 56,658 del 2012.

Il deterioramento del quadro economico-patrimoniale incide anche sulla gestione finanziaria e di cassa. Per la prima è previsto un saldo negativo di 10,721 miliardi. Per la seconda sono previsti incrementi nei trasferimenti a carico del bilancio dello stato, che dovrebbero arrivare a 92,428 miliardi a fronte degli 87,337 previsti nella terza nota di variazione del 2012, e un aumento del fabbisogno da coprire a 110,478 miliardi a fronte dei 105,649 previsti.

Andando ancor più in dettaglio, leggiamo che l’Inps prevede un aumento delle entrate contributive fino a 213,762 miliardi, in gran parte determinate dalle gestioni dei lavoratori autonomi, mentre quelle dei lavoratori dipendenti risultano in lieve contrazione.

Dal lato delle entrate, abbiamo già visto che per cassa l’Inps contabilizza 92,428 miliardi di trasferimenti dallo Stato. Per competenza tale importo arriva a 94,892 miliardi, dei quali 77,018 a carico della Gias (gestione assistenza) e 17,874 per gli invalidi civili.

Dal lato delle uscite, l’Inps prevde di erogare prestazioni, comprensive di indennità di accompagnamento, per 265,877 miliardi, in aumento di 4,544 rispetto alla terza nota di variazione del 2012. In aumento anche le prestazioni temporanee, che arriveranno a 37,200 mld, +6,1% del previsto.

In estrema sintesi, malgrado le varie riforme, il Paese chiede sempre di più al suo sistema di previdenza e di assistenza, e ciò ha un effetto diretto sulla spesa pubblica, visto che devono aumentare i trasferimenti dallo Stato per colmare il deficit previdenziale.

Prima di concludere, vale la pena dare un’occhiata all’andamento delle gestioni amministrate. Il fondo lavoratori dipendenti, vede erodersi il margine positivo del risultato d’esercizio dai 469 milioni del consuntivo 2011 ai 231 del preventivo 2013, quando la terza nota di assestamento prevedeva una gestione positiva per 672 milioni.

In disavanzo anche la gestione ex Inpdap di 7,615 miliardi, a fronte dei 5,789 previsti, così come quella dei commercianti, degli artigiani e degli agricoltori, storicamente in passivo. L’unica gestione positiva è quella dei parasubordinati, in avanzi economico di 8,716 miliardi in crescita di 416 milioni rispetto alle ultime previsioni 2012.

Ancora una volta viene confermato che la gestione dei precari è quella che tiene in equilibrio la previdenza italiana. Specie a fronte del “peggioramento dei rapporti iscritti/pensioni e contributi/prestazioni” registrato nel tempo che spinge il Civ a chiedere di “adottare adeguati interenti correttivi per sanare il crescente disavanzo economico e patrimoniale”.

Alcuni dati, infine, sul totale delle pensioni. Al 31 dicembre 2012 risultavano vigenti 18.715.880 pensioni. Al 31 dicemebre 2013 si prevede saranno 18.567.120, con un decremento di 148.760, pari a -0,8%.

Le pensioni di invalidità civile, al 31 dicembre 2013, saranno 2.846.764, in crescita del 3,9%, per un valore di 16,329 miliardi con un importo medio annuo di 5.736 euro.

Complessivamente l’incidenza globale delle tre missioni dell’Inps sul Pil (previdenza, assistenza e sostegno del reddito) è prevista arriverà nel 2013 al 19,15%. Quella previdenziale da sola quota il 12,87%. Quella assistenziale il 3,95%. Quindi entrambe quotano il 16,82% sul Pil.

Un record italiano.

Un altro anno nero per l’Inps

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