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Poche settimane ancora e i sogni dei tifosi italiani di calcio inizieranno a materializzarsi, almeno sotto il profilo delle potenziali aspirazioni. Si parla già di “X-Factor”, sia in entrata che in uscita, per la nostra serie-A. Se sul terreno delle “uscite” sono in molti a parlare di un viaggio all’estero con biglietto di sola andata (in Inghilterra, piuttosto che in Spagna) per Daniele De Rossi, ormai ex “capitan futuro” in quel di Trigoria, a livello di entrate l’attenzione di tifosi e media si sta concentrando sulla coppia Balotelli-Drogba. Ma in entrambi i casi ci sembra molto strano che possano atterrare in un mercato, quello italiano, che non ha proprio le risorse economiche per potersi permettere “crac” economico-sportivi di questo profilo (anche perchè l’ingaggio di entrambi è fuori dalla portata dei principali top club italiani, almeno a leggere i loro bilanci).

Sui giornali è sempre più forte il rumour di un Didier Drogba (ex stella del Chelsea), stanco della sua esperienza in terra asiatica (alla corte dello Shanghai Shenhua F.c., nella Premier league cinese), ma resta il problema di un ingaggio troppo oneroso anche per la stessa Juventus. La società torinese ha vinto molto in quest’ultimo anno, ma per vincere ha investito anche oltre le potenzialità del suo giro d’affari. Il fatturato della Juventus deve prima posizionarsi stabilmente in area 200/250 mln di euro (lo stesso A.c. Milan arriverà a 252 mln di euro solo in questa stagione, grazie alla lievitazione dei ricavi attraverso l’alleanza commerciale con il gruppo Infront), per poter iniziare nuovamente a parlare di calciomercato “stellare”.

Adesso, semmai, è tempo di riflessioni; di eliminare alcuni “rami secchi”* in casa Juve e di far volare, ripeto, soprattutto i ricavi.

Non c’è proprio lo spazio o la luce per permettersi un Drogba anche solo per sei mesi fino a maggio 2013. Il giocatore ivoriano dovrebbe decidere autonomamente di tagliarsi lo stipendio e non ci sembra che sia di questo pensiero nè lui, nè il suo manager. I club di calcio italiani devono iniziare anche a muoversi con dinamiche di acquisto dei calciatori più moderne e illuminate: in Brasile molti giocatori arrivano grazie al supporto di sponsor nazionali, perchè in Italia nessuno riesce a replicare operazioni di marketing di questo profilo? Manca la voglia o peggio ancora la capacità relazionale per trasformarle in vivide realtà?

Questo calcio italiano mi delude ogni giorno di più, non mancano solo i soldi, ma soprattutto le idee e le qualità manageriali a tutti i livelli (fatte debite alcune eccezioni come in casa Milan). Quindi di “X-Factor” calcistici ne vedremo ben pochi, a meno che i top club decidano di nuovo di fare harakiri e di indebitarsi ulteriormente. Anzi, l’unico visibile (almeno fino a ieri) è stato quello musicale su SKY. In tempi di crisi bisogna sapersi accontentare.

* ad esempio non ha molto senso pagare 1.5 milioni di euro netti a stagione Nicklas Bendtner (proveniente dall’Arsenal e dalla nazionale danese), praticamente inutilizzato fino ad oggi. Più personaggio fuori dal campo che in campo. Spettacolare, oltre che clamorosa, fu la sua sponsorizzazione individuale durante l’ultimo Europeo di calcio (Polonia/Ucraina), quando sfidò le ire dell’Uefa (molto rigida sul terreno delle esclusive commerciali) mostrando sul rettangolo di gioco delle mutande bianco-verdi griffate Paddy Power (bookmaker irlandese, che, ancora oggi, gongola per questa operazione di “guerrilla marketing”).

 

 

Didier Drogba

Calciomercato: Drogba l´X-Factor impossibile

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