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Pubblichiamo una sintesi del commento di Daniele Bellasio del Sole 24 Ore apparso sul blog Danton.

“Come scalare la politica italiana senza essere miliardari”, ma magari, come canta Gaber, con “i testi gramsciani”. Qual è il punto di forza di Pier Luigi Bersani, oltre a quello di non essere stato lui al governo nei quattro anni precedenti l’emergenza e dunque prima di Mario Monti?

Bersani rappresenta la politica, anche nella sua accezione tradizionale, che si riappropria del suo spazio o per lo meno ci prova. Per capire questo punto di forza di Bersani (e molto altro del centrosinistra di oggi, ma anche in generale dei nostalgici della buona politica tradizionale) bisogna leggere il “Manuale del giovane turco”, libro scritto da Francesco Cundari, giovane ma esperta firma dell’Unità, per gli Editori Riuniti, e libro scritto in punta di ironia e di idiosincrasia per il terzismo e il riformaistituzionalismo e il maggioritarismo e il populismo e il qualunquismo e perfino il nuovismo, dalla prima all’ultima riga.

L’abilità di Cundari, oltre a svelare la vera natura di chi molto semplicemente è semplicemente molto innamorato della politica e non ha bisogno di dire con la “P” maiuscola perché è ovvio, beh, la sua bravura sta nell’azzeccare il tono serio ma ironico e nel saperlo tenere, sospeso e scorrevole nella lettura, dall’inizio fino al test con sorpresa e (quasi) sberleffo finale, citando il genio assoluto di Carlo M. Cipolla e il suo studio breve ma definitivo sulle leggi fondamentali della stupidità umana.

Il manuale di Cundari spiega il successo di Bersani, almeno quello già ottenuto nel centrosinistra, ma dovrebbe essere studiato quasi a memoria da chi vuole rispondere a ragionamenti grillini, terzisti, berlusconiani, tecnicocentrici, con il gusto e il sapore della politica che appunto fu e che per molti puo’ ancora essere.

Sebbene nel sottotitolo del manuale si alluda a Silvio Berlusconi (“senza essere miliardari”), per un giovane turco le maggiori responsabilità non sono sue, ma appunto della politica. Un giovane turco può anche non citare mai Berlusconi in quanto Berlusconi, per lui, è altro dalla politica, quella sempre per cui non c’è bisogno di mettere la “P” maiuscola in quanto è ovvia.

Il giovane turco ce l’ha con chi, con la scusa di battere il Berlusconi che è in noi, ha abdicato e abdica alla nobile ars politica per cercare scappatoie pop ma non popolari, sempre secondo il giudizio del giovane turco. Sì, si sente la nostalgia per anni che non torneranno piu’. Sì, c’è uno scetticismo generalizzato nei confronti delle recenti costanti conquiste dei sistemi politici occidentali: elezione del premier, scelta del governo nelle urne e non dopo, chi vince prende quasi tutto, chi perde controlla e poco altro. Sì, c’è il fascino per la politica come procedura, metodo, perfino come lento processo. Ma il dramma, per chi non la pensa su molte cose come lui, è che Cundari riesce dannatamente a scrivere tutto cio’ senza dare l’impressione di volersi (e di volerli) mai prendere troppo sul serio. Cioe’ sfata la principale accusa che chi odia i giovani turchi ama fare. E lo fa in prima persona, senza mai usarla. Proprio come Bersani. Sembra l’usato sicuro, il gia’ visto ma dimenticato ma svilito ingiustamente, pero’ ha anche qualcosa dell’avanguardia, forse perche’ e’ convinto di esserlo. Per scherzare si potrebbe ricordare che perfino il vintage e’ una moda della strettissima modernita’, ma Cundari certo non gradirebbe. Da manuale, da leggere.

(sintesi di un commento più ampio che si può leggere qui)

Bersani, il non più Giovane turco

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