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Nel calcio italiano si va velocemente verso la data del 21 novembre, quando la Lega Pro (la ex C1 e C2 del pallone) si riunirà per far approvare la riforma del proprio campionato, da 66 a 60 club, divisi in tre giorni da 20 squadre. In meno di 5 anni la Lega Pro è scesa da 90 a 66, autonomamente, senza dover riformare, perché ogni anno, al termine della stagione, quasi con un´eutanasia “dolce”, sono venuti a mancare una serie di società sportive anche storiche.
I fallimenti di molti club hanno portato inevitabilmente la Lega di terza divisione a doversi rimodellare.
Adesso, pertanto, arriva questa data cruciale, per operare un´ulteriore limatura. Se ciò dovesse avvenire, potrebbe essere l´inizio di un processo a catena, per arrivare in tempi non biblici a 20 club (dai 22 attuali) di B e a 18 di A (dalle 20 attuali).
La crisi economica sta inevitabilmente creando selezione anche nel calcio. Chi ha fatto pallone fino ad oggi non riesce più a contenere i costi di gestione, perchè i ricavi sono sempre più ridotti.
Fare impresa nel calcio, scusate il gioco di parole, è veramente una impresa in questo Terzo Millennio.
In seconda e soprattutto in terza divisione si pagano, ancora oggi, errori fatti nel passato, quando ci si è adagiati troppo da un lato sulla mutualità (sul “dono” della A nei confronti delle altre due leghe), dall´altro su sogni di grandezza (per non parlare in alcuni casi di gigantismo), in serie calcistiche dove, invece, si dovrebbe puntare esclusivamente a far giocare giovani e possibilimente di passaporto italiano.
Ieri c´è stata una importante assemblea di Lega di B (presso la Confindustria), dove il presidente Andrea Abodi e il direttore generale Paolo Bedin hanno tracciato un percorso progettuale, che passa attraverso sette diverse iniziative, per rilanciare e mettere a sistema il calcio di seconda divisione, che non deve più essere “cuscinetto” tra la A e la LegaPro.
I progetti ci sono, gli uomini anche, adesso bisogna cercare le risorse, ma probabilmente l´idea di fare sistema nel mondo del calcio, come nel caso del progetto B FUTURA, porterà alla fine una serie di risultati, piccoli o grandi che siano.
Una prima pietra è già nel solco del terreno. Il prossimo 10 aprile 2013 presso l´auditorium di Fintecna a Roma verranno svelati i primi due slot progettuali dedicati all´inizio di un percorso per la ideazione, progettazione e costruzione di due impianti sportivi in Italia.
In un Paese che ha visto, negli ultimi 20 anni, solo la costruzione di uno stadio (parlo chiaramente di quello della Juventus) mi sembra che sia l´inizio di una vera e propria rivoluzione culturale. Speriamo che l´esempio dato dalla B sia seguito, in tempi brevi, soprattutto dal management della lega di serie superiore (ovvero la Lega calcio di serie A).
Perché a dirla tutta, l´immobilismo del calcio italiano è più dannoso della stessa crisi economica che stiamo vivendo. Speriamo che i vertici del pallone tricolore lo capiscano in tempi brevi.

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