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Il fatto che il cardinale Timothy Dolan – fra i cardinali più comunicativi della Chiesa con diverse migliaia di follower su Twitter – presenzierà alla convention repubblicana è un gesto costante nella vicenda politica americana. A sostenerlo è il vaticanista Sandro Magister, che cura fra l´altro i blog Chiesa e Settimo Cielo del settimanale L´Espresso.
 
“In Europa non siamo abituati a questi comportamenti – dichiara Magister a Formiche – in cui le prese diposizione sono pubbliche e tutto avviene alla luce del sole”. D’altronde la campagna che i vescovi americani hanno intrapreso contro la riforma sanitaria di Obama, in realtà si è posta in difesa della libertà religiosa di tutti i cittadini e non solo dei cattolici. L’energica campagna portata avanti daivescovi, per Magister è un altro chiaro esempio della presenza della Chiesa sulla scena pubblica statunitense che in Europa non rappresenta certo la prassi. D’altraparte ci tiene a ricordare come per la prima volta nella storia siano presenti alle elezioni due vicepresidenti cattolici.
 
Alla luce delle posizioni prese daicattolici nei confronti di Obama, quali conseguenze potrebbero esserci nelrapporto tra la Chiesa e la Casa Bianca, nell’eventualità di una sua vittoria?
“La chiesa non drammatizzerà,così come non lo ha fatto quattro anni fa. Ciò però non le impedisce di prendere posizioni e criticare apertamente le scelte di Obama non condivise,seppur non arrivando ad una rottura. Non è mistero che i cattolici americani siano divisi tra i due candidati, così come anche l’Episcopato”.
 
Trattandosi di un’elezione presidenziale, per Sandro Magister non c’è poi da stupirsi che per la benedizione abbiano scomodato il numero uno della Conferenza episcopale americana. Nonostante in molti l’abbiano già definito come il possibile “Papa americano”, per il vaticanista questa sembra essere una congettura prematura e al momento nulla lascia presagire ad un prossimo conclave. A questo per Magister è necessario aggiungere che la candidatura di un cardinale americano è al momento lontana dal concretizzarsi, mentre tra i “papabili” cita il Cardinale canadese MarcOuellet (Prefetto della congregazione dei vescovi, ndr).
 
La chiesa cattolica americana sembra comunque contare molto. “C’è e c’è stata sicuramente la volontà da parte di qualche americano di avere un ruolo attivo nelle vicende che stanno scuotendo il Vaticano”.
 
Magister fa riferimento all’estromissione di Gotti Tedeschi alla quale ha fortemente contribuito Carl Anderson, leader dei potenti Cavalieri di Colombo, lobby statunitense vicina ai Repubblicani che gestisce uno dei più ricchi gruppi assicurativi e che gode di grande stima in Vaticano, nonché esercito di retrovia di molti vescovi e cardinali, tra cui appunto l’arcivescovo Dolan.
 
E a proposito dei legami fra Santa Sede e Stati Uniti vale la pena di ricordare che mons. Viganò (il primo a far scoppiare le polemiche attorno alla gestione della Segreteria di Stato vaticana) fu trasferito in veste di Nunzio proprio nel paese scoperto dal genovese Colombo. Da ultimo, è americano il giornalista incaricato di rafforzare il team della comunicazione della Chiesa dopo gli scandali che l´hanno scossa. Quanto alla presenza di uomini delle agenzie di informazioni Usa attivi sul caso Ior, è evidente che si tratti gossip privi di fondamento.

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