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Pubblichiamo uno stralcio dello Scenario 2013 sull’Eurozona e l’Italia contenuto nel rapporto finale 2012 curato dal servizio studi di Intesa Sanpaolo capitanata da Enrico Cucchiani

Il 2013 sarà ancora un anno difficile per la zona euro, nonostante la svolta nella strategia di gestione della crisi avutasi con l’annuncio del Piano di azione congiunto BCE/ESM, l’introduzione di regole uniformi per il consolidamento delle finanze pubbliche e l’individuazione di un’agenda per la creazione di un meccanismo di supervisione comune per le istituzioni creditizie. Il processo di consolidamento fiscale nella periferia è destinato a proseguire e il grado di restrizione fiscale è atteso ridursi solo marginalmente rispetto al 2012, dall’1,4% all’1% del PIL. Soltanto nel 2014 il freno al ciclo derivante dalla politica fiscale dovrebbe allentarsi significativamente. Al deleveraging del settore pubblico in Spagna, Portogallo, Grecia e Irlanda si aggiunge quello del settore privato.

Inoltre, non ci aspettiamo, quindi, grosse novità sul fronte delle misure non convenzionali di politica monetaria in corso d’anno, al di là di quanto già predisposto. Un taglio del refi (ma non del tasso sui depositi) nei primi mesi dell’anno è possibile, dati i recenti segnali di rallentamento ciclico, ma servirebbe ad abbattere il costo della liquidità presa a prestito nelle aste triennali, più che a stimolare l’economia reale.

In questo contesto, è difficile che l’economia dell’area euro possa tornare a tassi di crescita positivi già il prossimo anno anche perché, sulla base dei dati più recenti, una recessione tecnica in Germania a cavallo del nuovo anno non può più escludersi. Abbiamo tagliato significativamente le nostre stime per l’economia tedesca (a 0,5% da un precedente 0,9%). Di riflesso, ci aspettiamo ora una contrazione per la zona euro di -0,3%, solo in lieve miglioramento rispetto al -0,4% del 2012. Nel 2013, le esportazioni nette rimarranno il solo motore di crescita, mentre la domanda interna continuerà a scendere anche se a un ritmo (-0,8%), meno severo che nel 2012 (-1,4%). Rispetto all’anno in corso, si chiuderanno, in parte, le divergenze tra Paesi del centro, che contribuiranno per +0,1% alla crescita della zona euro, e paesi della periferia che in media dovrebbero sottrarre uno 0,4%. La dinamica occupazionale continuerà a risentire del rallentamento ciclico in particolare nei Paesi della periferia, ma prevediamo un peggioramento anche nei paesi core.

Ci aspettiamo che la disoccupazione nell’area euro possa salire fino al 12,1% per fine 2013, dato l’usuale ritardo rispetto al ciclo. I rischi sullo scenario rimangono ancora verso il basso. I progressi attuati quest’anno andranno consolidati per evitare ricadute della crisi sul debito e a tal fine è fondamentale che il piano BCE venga implementato in modo ordinato e in tempi rapidi in caso di necessità; che i lavori per l’istituzione di un’autorità di vigilanza europea avanzino senza eccessivi ritardi e che gli appuntamenti elettorali in Italia e Germania non portino a un ripensamento delle scelte di politica economica nazionale ed europea. Ci aspettiamo, inoltre, che la domanda globale acceleri già da fine inverno, dando nuovo impulso alle economie europee. Se il 2013 trascorrerà senza grossi scossoni, l’economia area euro potrà tornare a crescere (all’1%) nel 2014.

In Italia, l’economia sarà ancora frenata dalla parte finale del programma di restrizione fiscale avviato nel 2011. La domanda interna continuerà a contrarsi, soltanto in parte compensata dal contributo positivo del commercio estero. Stimiamo nell’1,0% la contrazione media annua del PIL, un andamento destinato a incidere ancora negativamente sull’occupazione. La recessione non consentirà di raggiungere gli obiettivi fiscali nominali, ma il saldo strutturale continuerà a migliorare. Un esito elettorale all’insegna della governabilità e della responsabilità è essenziale per consentire il consolidamento dei progressi sul fronte finanziario, che nel tempo porteranno a ripercussioni favorevoli sulla domanda interna e sul clima di fiducia.

Gli effetti (disastrosi) dell'austerity sul 2013 secondo Cucchiani

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