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Fidelizzazione del cliente a rischio per Apple? La scelta di lanciare una fetta di produzione Made in Usa sembra voler dare una certezza in più agli acquirenti. Le recenti critiche sulla qualità delle fragili scocche in alluminio dell´iPhone 5 erano state infatti al centro di una diatriba fra il colosso di Cupertino e il gruppo cinese Foxconn che ne è il produttore.

Ma Apple tenta la rimpatriata anche per un altro ritorno di immagine. L´idea del colosso che vuole stimola l´occupazione nel suo Paese in crisi non può che dare nuova luce alla mezza Mela. Ma gli appalti di Apple sono troppo importanti per Foxconn, che decide così, “spontaneamente”, di ampliare la propria base produttiva negli Usa.

L´annuncio

Poco dopo l’annuncio di Apple di voler spostare parte della produzione dalla Cina agli Stati Uniti, Foxconn Technology Group, principale fornitore di Apple con base a Taiwan, ha dichiarato infatti di volersi espandere in Nord America. “Vogliamo produrre di più negli Stati Uniti perché in generale i nostri clienti vogliono più made in Usa”, ha spiegato il portavoce di Foxconn, Louis Woo, a Bloomberg.

I numeri di Foxconn

Il gruppo taiwanese, con 1,6 milioni di impiegati, ha già fabbriche di componenti in California e Texas. Al momento è il principale produttore di iPod, iPad e iPhone. Sebbene la convergenza delle dichiarazioni di Apple e Foxconn non sembri casuale, non è stata espressa alcuna intenzione, da parte di Apple, di incaricare l’azienda taiwanese per la sua produzione in Usa.

I computer di Apple non saranno più tutti “designed in California, made in China”.

La scelta di Apple

L’amministratore delegato Tim Cook ha annunciato che una linea di computer sarà prodotta esclusivamente negli Stati Uniti dall’anno prossimo, cedendo alle critiche sempre più frequenti sullo scarso contributo dell’azienda di Cupertino ad aiutare l’occupazione americana, che fatica a recuperare dopo la crisi finanziaria degli ultimi anni.

”Stiamo lavorando da anni per sostenere di più gli Stati Uniti”, ha detto Cook in una intervista a Nbc.

Le reazioni in America

L’annuncio del capo di Apple, come spiega l’emittente televisiva, è una buona notizia per l’America, che ha dovuto affrontare a lungo un tasso di disoccupazione attorno all’8 per cento, mentre i colossi tecnologici spostavano lavori nei Paesi asiatici con la manodopera più economica.

”Abbiamo già creato oltre 600.000 posti di lavoro negli Stati Uniti”, ha precisato Cook, riferendosi ai dipendenti impiegati nei punti vendita, nello sviluppo di applicazioni e nelle attività di ricerca e sviluppo. L’azienda ha infatti data center in North Carolina, Nevada e Oregon e punta a costruirne un altro in Texas.

Le diatribe

La produzione di Apple in Cina ha fatto molto discutere negli ultimi anni, soprattutto per i diversi suicidi che si sono verificati per le difficili condizioni di lavoro negli impianti cinesi di Foxconn, dove viene prodotta la maggior parte di iPad e iPhone poi distribuiti in tutto il mondo.

L’azienda di Cupertino, per rispondere alle critiche, si è affidata all’organizzazione non profit Fair Labor Association per controllare le condizioni di lavoro negli stabilimenti del fornitore cinese. Cook, tuttavia, non ammette di voler continuare a produrre in Cina soltanto per sfruttare la manodopera più economica.

“Non è molto per il costo”, ha detto, “è soprattutto per le abilità dei dipendenti”.

Cook ha infine lasciato un commento su Steve Jobs, fondatore della società, morto nell’ottobre del 2011. “Mi manca ancora molto Jobs”, ha detto. E ha aggiunto: “Una delle cose più importanti che ha fatto per me prima di ritirarsi è stata dirmi di agire come ritengo sia giusto e di non pensare a quello che Jobs avrebbe fatto”.

La rincorsa americana tra Apple e Foxconn

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