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Quando lo scorso mese di marzo Bo Xilai è stato allontanato dall’incarico di segretario del Partito Comunista Cinese del municipio di Chongqing e il mese successivo è stato espulso dal Politburo, non solo è finita la carriera di uno dei leader più influenti, polemici e carismatici della Cina ma è uscita alla luce una delle peggiori crisi che ha vissuto il paese dalle proteste di Tiananmen nel 1989. Mettendo chiaramente in evidenza le forti divisioni che esistono tra le diverse fazioni del partito.
 
La caduta di Bo ha facilitato il cammino ai riformisti che si disputavano l’ala conservatrice nei seggi che si rinnoveranno nel 18° Congresso del Partito Comunista Cinese a fine anno. Questo evento, che accade ogni cinque anni, è il più importante nel mondo politico. E questa edizione metterà fine ad una decade di potere del presidente Hu Jintao e del primo ministro Wen Jiabao. Quasi sicuramente Hu e Wen saranno sostituiti a marzo del 2013 dall’attuale vicepresidente Xi Jinping e dal vice primo ministro Li Keqiang.
 
Il Congresso è l’equivalente di un’elezione presidenziale in democrazia. Con la sostanziale differenza che i cittadini cinesi non hanno diritto al voto e sono i 2.200 delegati delle province a scegliere in maniera autonoma.
 
La sfiducia a Bo è stata percepita come il risultato di una lotta tra l’ala riformista del Partito Comunista Cinese, guidata da Hu Jintao e Wen Jiabao, che difendono la necessità di una “società armoniosa” e la diminuzione delle grandi differenze sociali che si sono generate da tre decadi di rapida crescita, e l’ala conservatrice, rappresentata da Bo Xilai.
 
Wen Jiabao vedeva Bo Xilai come una minaccia al riformismo. Wen ha ripetuto la necessità della Cina di fare cambiamenti politici in maniera “urgente” se si vogliono approfondire i successi e continuare con le riforme economiche; il che non significa abbandonare il sistema del partito unico ma espandere i principi democratici prima dentro al partito e promuovere l’uguaglianza sociale, la giustizia e la lotta contro la corruzione.
 

Cina, il ritiro di Bo Xilai facilita il cammino dei riformisti

Quando lo scorso mese di marzo Bo Xilai è stato allontanato dall’incarico di segretario del Partito Comunista Cinese del municipio di Chongqing e il mese successivo è stato espulso dal Politburo, non solo è finita la carriera di uno dei leader più influenti, polemici e carismatici della Cina ma è uscita alla luce una delle peggiori crisi che ha vissuto…

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