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Divorzio in vista tra Mosca e Damasco? Presentando l’arrivo nella capitale russa del ministro degli esteri britannico il quotidiano Kommersant prende in considerazione proprio questa ipotesi. Che qualcosa bolla in pentola a Mosca è un´impressione avvalorata anche dalla dichiarazione sottoscritta all’unanimità dal Consiglio di sicurezza Onu dopo l’ultima strage di civili a Houla. La stesura del testo, nel quale si mettono sotto accusa “unità militari governative” per aver colpito abitazioni civili, è stata preceduta dalle dichiarazioni del generale norvegese Robert Mud. Parole quelle del capo della missione degli osservatori Onu, decisive nel cancellare le incertezze di Mosca. La svolta Onu secondo Kommersant potrebbe segnare il preludio “dell’abbandono” di un alleato sempre più scomodo.
 
Non si notano però cambiamenti nella logica utilizzata finora dal Cremlino per sostenere Bachar al-Assad. Tre i punti fondanti dell’approccio russo alla questione siriana.
Innanzitutto quanto accaduto in Libia dove secondo Mosca la coalizione internazionale è andata oltre i compiti previsti dalla risoluzione 1973 dell’Onu. Un precedente che non deve ripetersi.
In secondo luogo la leadership federale ritiene che gli Usa non abbiamo chiaro cosa potrebbe succedere in Siria dopo la caduta di Assad e porta a riprova di tale valutazione le conseguenze dei precedenti interventi militari. In Afghanistan, Iraq e Libia ora impera il caos e non la democrazia. Il pericolo è che lo stesso possa accadere con Damasco.
 
Un´altra preoccupazione russa sono i rapporti con l’Arabia saudita, sicuramente migliorati tra il 2003, visita di re Abdullah a Mosca e il 2007, viaggio di Putin nel regno wahabita. La primavera araba e il ruolo svolto da Riad nei differenti movimenti nazionali sunniti, hanno però rinfocolato i sospetti nutriti dai russi durante la guerra cecena. Il Cremlino pensa che Riad inganni Washington quando sostiene di essere a favore dello status-quo mediorientale. La Federazione teme che il “contagio” sunnita possa penetrare dentro i propri confini.
 
D’altra parte la diplomazia federale è consapevole che il sostegno cieco ad Assad a lungo andare impedirebbe a Mosca di influenzare l’attuale situazione siriana oltre a privarla, in futuro, di ogni influenza nel nuovo Medio Oriente. Il ministro degli esteri britannico che oggi vedrà il suo omologo russo ha presentato le priorità della visita. Nel suo microblog William Hague ha scritto di sperare che Mosca prenda parte “rapidamente e senza condizioni” alle pressioni che la comunità internazionale intende esercitare su Assad. Non è molto ma potrebbe essere un punto di partenza.

Siria, dopo la strage di Houla svolta in Russia?

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@giorgiomule

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