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Sono lontani i tempi delle battaglie intrise di ideologia, quando al Cremlino erano ossessionati dall’avanzata delle criptovalute. Puro fumo negli occhi, Bitcoin e le sue sorelle erano considerate una sorta di oscura alchimia dalle quali stare alla larga. Poi la guerra scatenata contro l’Ucraina ha riscritto le regole del gioco. Sono scattate le sanzioni, l’embargo, il congelamento dei beni in Europa e qualche alleato si è anche defilato. E per Mosca è arrivato il momento di ammettere che sì, il ricorso ai criptoasset avrebbe potuto garantire quell’aggiramento delle sanzioni finora fallito.

Pochi mesi fa questo giornale aveva dato conto del primo progetto pilota messo a terra da Mosca e che tirava in ballo niente meno che Sberbank, la prima banca russa. Doveva essere proprio lei ad aprire le transazioni in criptomonete, anche e non solo per aggirare le sanzioni mosse contro la Russia, nel tentativo di pagare fornitori e muovere capitale senza dare troppo nell’occhio. Poi c’era stato un improvviso stop, un raffreddamento degli entusiasmi, con la Bank of Russia intenzionata a introdurre normative più severe per gli istituti finanziari che operano con asset digitali. Le nuove norme, nella filosofia della vigilanza, miravano a ridurre i rischi associati alle transazioni in criptovalute per le banche.

Ora, nuova piroetta. Ma stavolta forse si fa sul serio, con la ragionevole speranza di arrivare fin dove sono arrivati gli Stati Uniti, sempre più vicini a permettere l’ingresso delle criptovalute (per le stablecoin, monete virtuali ma ancorate al dollaro i lavori sono allo stato più avanzato) nel sistema finanziario tradizionale. La medesima Banca centrale russa, tolto il mantello dell’ambiguità, prevede di condurre un audit completo di Bitcoin e altre criptovalute in tutto il Paese. L’audit, nella sostanza una grande e approfondita immagine, previsto per il 2026, esaminerà gli asset digitali, i derivati crittografici e le transazioni transfrontaliere che coinvolgono privati e aziende.

Quale il fine? Migliorare la trasparenza e l’accessibilità del mercato russo degli asset digitali per le autorità di regolamentazione. E ad aprire la strada a una normativa più vasta. La decisione di Mosca arriva in un momento in cui un numero crescente di persone utilizza strumenti blockchain per aggirare le restrizioni finanziarie occidentali. L’audit pianificato dalla Banca Centrale è, comunque, più di un semplice mezzo per garantire che tutti rispettino le regole: è un segnale di ciò che intende fare il Cremlino: rafforzare la vigilanza sulle criptovalute ma anche metterle, se così si può dire, in regola. E aprire un varco nelle sanzioni.

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