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Sistema semipresidenziale e doppio turno: questa la proposta avanzata da Berlusconi e Alfano quale antidoto alla crisi istituzionale dell’Italia.
 
Immediata risposta negativa dell’incauto Buttiglione accompagnata dall’amletico dubbio del solito Bersani.
 
Intanto Vendola e Di Pietro chiedono gli stati generali della sinistra riproponendo la foto di Vasto e dando l’ultimatum al PD: o partecipate anche voi o andiamo da soli alle prossime politiche del 2013.
 
Inorgoglito dal finto successo delle amministrative, Bersani assapora il gusto della presidenza del consiglio e tenta di scaricare su Berlusconi l’accusa di proporre un’ipotesi di riforma impossibile a puro scopo propagandistico per mantenere in vita il porcellum.
 
Sembra un’ipotesi alquanto debole considerato che, nella fase attuale della politica italiana, con il porcellum, chi avrebbe un vantaggio sicuro immediato potrebbe proprio essere una coalizione di centro-sinistra per la quale Casini non si e’ ancora tirato indietro.
 
Povera Italia se siamo ridotti a questi giochi tattici di partiti espressione della fine ingloriosa della seconda repubblica.
Esaminiamo con attenzione la realta’ effettuale.
 
In un’Europa che, abbandonata la concezione di comunità europea propria dell’originaria concezione cristiano sociale dei padri fondatori retta su una solidarietà organica, da Maastricht all’euro, si e’ voluta denominare Unione europea, le cui basi non potevano che poggiare su una solidarietà meccanica, sostanzialmente retta dall’euro, si trova nel momento piu’ acuto di una crisi che potrebbe sfociare nella sua stessa dissoluzione, osservare il teatrino della politica italiana ridotto alle rappresentazioni di mediocri attori rende basiti.
 
E non è un caso se l’astensionismo elettorale ha superato in molte città la soglia del 50-60 % e il “grillismo “ la fa da padrone con il sempre meno credibile giustizialismo alla Di Pietro, rappresentato a Palermo da “quel vecchio che ritorna” di Leoluca Orlando.
 
Beppe Grillo, in realtà, pone tragicomicamente in luce uno scontro formidabile tra democrazia rappresentativa e democrazia diretta attraverso la rete web che, sebbene appaia anticipare i tempi della sua completa maturazione, potrebbe diventare quanto mai attrattiva per le prossime generazioni tutte al di fuori del presente ancora diffuso digital divide. L’agorà mediatico della rete in alternativa ai partiti e alle mediazioni tra cittadini e istituzioni.
 
In fondo fu nella riunione della pallacorda agli stati generali pre rivoluzione francese che il terzo stato assunse piena consapevolezza della sua condizione di inferiorita’, ponendo con forza il principio basilare della democrazia rappresentativa: una testa un voto. Unico strumento per garantire a chi era di piu’ e aveva di meno il riequilibrio di potere rispetto a coloro che erano di meno e disponevano pressocché di tutto.
 
Questo basilare principio della democrazia rappresentativa cozza ora con la realta’ di un sistema globalizzato, dove lo scontro si esercita tra poteri politici a diverso titolo e forme organizzative costituiti e poteri finanziari del mercato mondiale in grado di determinare crescita e depressione, benessere o crisi sociale nelle parti piu’ vulnerabili dei diversi paesi.
 
Un’ Unione europea fondata su una moneta unica senza governo federale e banca centrale prestatore di ultima istanza, con 27 Paesi retti da sistemi fiscali e di welfare state fortemente differenziati, si presta magnificamente alle sortite della speculazione finanziaria con tutte le conseguenze che stiamo vivendo.
 
E in questa situazione il Pdl ci offre quanto il gen De Gaulle seppe garantire alla Francia nell’Ottobre del 1958, per chiudere la crisi della guerra d’Algeria e il passaggio alla V^ Repubblica, non disponendo, tuttavia, di un leader minimamente paragonabile al vecchio comandante dell’antifascismo d’Oltralpe e ben sapendo che la rivoluzione istituzionale indicata richiederebbe tempi e condizioni politiche incompatibili con quelli realisticamente presenti nell’attuale parlamento italiano.
 
E, con visione ancor più miope, Bersani, incapace di una scelta definitiva a favore della foto di Vasto e coltivando il sogno di una sua candidatura a Palazzo Chigi con l’appoggio di Casini, con l’offerta a quest’ultimo della guida dell’alto Colle, tenta di propinare l’ultima pericolosa illusione ai suoi elettori e all’Italia.
 
Cari amici del PD, dell’UDC e del Pdl abbiate il coraggio di essere conseguenti alla scelta compiuta con il SI al governo dei tecnici e offrite al Paese due garanzie di cui abbiamo assoluta necessità: la formazione di un governo politico di larghe intese anche dopo le prossime elezioni senza il quale, chiunque dovesse prevalere, con o senza il porcellum e con una maggioranza magari rafforzata dal premio, porterebbe l’Italia allo sfascio e impegnatevi a indire da subito un’assemblea costituente con sistema proporzionale e sbarramento al 5% con il compito di decidere se e come modificare la Costituzione rigida del 1947, oggi incapace di garantire la governabilita’ che il sistema europeo e della globalizzazione richiedono.
 
E se non lo fate voi in Parlamento lo faremo noi della DC, attraverso una legge di iniziativa popolare la cui bozza è già pronta e che intendo proporre alla prossima riunione del consiglio nazionale del partito.

Ardue promesse e pericolose illusioni

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