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Uno studio della Bei pubblicato a fine maggio documenta come, nonostante decenni di lavoro da parte dell’Eurostat, gli indicatori della spesa per le infrastrutture siano difficilmente comparabili. Specialmente se si esce dal campo relativamente semplice delle infrastrutture fisiche spesso in condizione di monopolio naturale (strade, ponti, ferrovie, porti, idrovie, smaltimento di rifiuti). Secondo Bei, tale definizione include esclusivamente l’infrastruttura “economica”, escludendo quella “sociale” (scuole, ospedali). Da circa trent’anni varie forme di capitale “umano” e di “capitale sociale” sono considerate le leve per la crescita inclusiva e lo sviluppo endogeno. Inoltre, le infrastrutture immateriali, quali le reti della Itc (Tecnologia dell’informazione e della comunicazione) sono da anni incluse nel comparto delle infrastrutture. Paradossalmente in Italia, mentre negli ultimi quattro anni il rapporto investimenti pubblici per infrastrutture, in senso stretto, è sceso (raffrontando i bilanci dello Stato pubblici e la contabilità economica nazionale) da 2,5% a 1,6% del Pil – e si aggirava sul 3% negli anni Ottanta – il rapporto sarebbe rimasto sostanzialmente stabile (attorno al 18% del Pil) includendo le spese per istruzioni e sanità, quelle maggiormente dirette al capitale umano e sociale, e toccherebbe il 25% aggiungendo varie forme di Itc. Una delle ragioni per cui non è stata accettata, a livello dell’eurozona, l’ipotesi di una “golden rule” tale da esentare le spese per l’investimento dal computo del rapporto tra spesa pubblica e Pil ai fini del “patto di crescita e di stabilità” risiede nella difficoltà di definire cosa, in una visione moderna del pensiero economico, debba o non debba rientrare nel concetto di spesa per investimento.
 
Occorre poi ricordare un aspetto sollevato circa venti anni fa dall’allora direttore del Congressional budget office, Alice Rivkin: in un’economia avanzata e matura, le spese infrastrutture fisiche differiscono in misura significativa da quelle che caratterizzano Paesi o regioni in via di sviluppo: nei Paesi maturi riguardano non tanto la creazione di nuove infrastrutture fisiche quanto l’ammodernamento e la manutenzione straordinaria di quelle esistenti – e, di conseguenza, assume un ruolo specialmente importante il dibattito su come contabilizzare i “costi accantonati” (in gergo i sunk cost) mentre, di converso, esternalità ed interdipendenze e prezzi ombra di alcuni fattori (lavoro) sono centrali nell’analisi economica di nuove infrastrutture fisiche.
Queste considerazioni sono utili non unicamente sotto il profilo metodologico ma anche per spiegare, da un canto, il differente grado e natura di dotazione in infrastrutture tra varie aree d’Europa e d’Italia, ma anche i differenti effetti della crisi in corso dal 2007 tra il gruppo originario, o quasi, di Stati dell’Unione europea e gli Stati neo-comunitari.
Nell’Ue a 15, in effetti, c’è stata una marcata riduzione della spesa per infrastrutture secondo la definizione di Gramlich, mentre negli Stati neo-comunitari la flessione è stata breve e poco marcata. Nel primo gruppo, i programmi di ammodernamento e di manutenzione straordinaria potevano essere posposti; nel secondo, invece, ritardi in questo campo avrebbero reso molto più lunga e molto più difficile la convergenza con il resto dell’Ue.

I conti delle infrastrutture

Uno studio della Bei pubblicato a fine maggio documenta come, nonostante decenni di lavoro da parte dell’Eurostat, gli indicatori della spesa per le infrastrutture siano difficilmente comparabili. Specialmente se si esce dal campo relativamente semplice delle infrastrutture fisiche spesso in condizione di monopolio naturale (strade, ponti, ferrovie, porti, idrovie, smaltimento di rifiuti). Secondo Bei, tale definizione include esclusivamente l’infrastruttura “economica”,…

Un capitale che non ha prezzo

Una delle tre accezioni di crescita, secondo la strategia per la competitività Europa 2020 è: intelligente (le altre due: sostenibile e inclusiva). L’Ue non ha molte alternative, alla luce di un’economia sociale di mercato che mira a bilanciare le regole e l’efficienza del mercato con l’equità. Il sistema di welfare presente in molti Paesi, nonostante necessiti di continui controlli per…

Snapshots about ILLUMInazioni

«L’arte è un terreno altamente autoriflessivo, che alimenta un approccio lucido al mondo esterno. L’aspetto comunicativo ed interrelazionale è cruciale per le idee che sono alla base di ILLUMInazioni, come dimostra quell’arte contemporanea che spesso dichiara interesse per la vita e cerca di essere vicina al suo dinamismo. Questo è ancora più importante ora, in un’epoca in cui il nostro…

La rivincita delle micro-opere

I festival estivi intonano, al momento in cui scrivo, geremiadi e guardano con speranza tremolante a Arcus e Lottomatica, grandi elemosinieri pubblici delle manifestazioni liriche “di qualità” italiane. Si terrà a luglio l’annuale festival pucciniano a Torre del Lago, anche se l’edizione 2010 ha lasciato un disavanzo di 1,4 milioni di euro; ridimensionato quello dello Sferisterio: tre opere di grande…

La satira on-line e l'effetto Pisapia

Le amministrative appena concluse si portano dietro le solite considerazioni su chi ha vinto e chi ha perso. Ma al di là della politica si sono evidenziati interessanti fenomeni riguardo alla satira. Questa campagna passa alla storia anche per i tormentoni satirici come “è tutta colpa di Pisapia”, modulo usato da migliaia di persone per sbeffeggiare un’improvvida uscita di Red…

Visioni di luglio 2011

Bob Krieger Milano, Palazzo Reale fino all’11 settembre La foto che Vittorio Sgarbi ama distribuire alle sue fan è firmata da Bob Krieger. E ai ricordi di una vita che il famoso fotografo stesso ha definito “un susseguirsi di eventi curiosi e divertenti” e al suo nuovo percorso artistico è dedicata Krgr. Bob Krieger. Ricordi tra fotografia e arte, la…

Fiori di carta di luglio 2011

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Inchiostri di luglio 2011

Eric Hobsbawm Come cambiare il mondo Perché riscoprire l’eredità del marxismo Rizzoli, pp. 418, euro 22 Partendo dal presupposto che la discussione su Marx «non può essere confinata né al dibattito tra pro e contro, né al territorio politico e ideologico occupato dalle cangianti etichette attribuite alla dottrina», lo storico, Eric Hobsbawm, propone uno studio sull´impatto postumo del pensiero del…

Il valore dei modelli virtuosi

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Il glamour fa bene ai musei

Perché sembra così strano il fatto che sia diventato popolare andare a un vernissage, visitare un museo, acquistare arte contemporanea, frequentare gallerie d’arte e fiere? Non credo che l’arte contemporanea sia una moda. Almeno che non sia una moda nata oggi. Da sempre il mondo che ruota intorno all’espressione contemporanea raccoglie esponenti di ambiti diversi, a volte trasversali, fatto che…

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