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L’arma segreta con la quale l’Ucraina sta resistendo all’invasione della superpotenza russa e probabilmente sta vincendo la guerra è Volodymyr Zelensky. Interprete e protagonista assoluto della volontà del suo popolo di non piegarsi all’aggressione di Mosca, il presidente Ucraino ha assunto nell’ora più buia di Kiev la guida morale e operativa del Paese, rifiutando a rischio della vita di essere trasferito in tutta sicurezza in Polonia mentre gli spetnaz, le truppe speciali russe, lo braccavano per ucciderlo.

“Mi servono armi per difendere l’Ucraina non di un passaggio per fuggire”, rispose ai diplomatici americani e inglesi che lo volevano mettere in salvo, lontano da Kiev. La trasfigurazione da attore comico eletto presidente per caso a leader simbolo e condottiero dell’Ucraina avviene in quel preciso momento. Una metamorfosi che ha rappresentato l’esempio e la guida per l’eroica resistenza ucraina. Non c’è stato nessuno dei circa 500 giorni di bombardamenti e devastazioni durante i quali l’armata russa ha tentato invano di invadere l’Ucraina che non hanno visto l’arma segreta Zelensky mobilitare i leader e le opinioni pubbliche di tutto il mondo per denunciare le atrocità compiute dai russi e per ammonire l’occidente che se cadeva Kiev sarebbero state invasi altri Paesi e la stessa Europa.

Invitando tutti i leader mondiali nella capitale ucraina semidistrutta, da Biden a Macron, da von der Lyen a Johnson e Sunak, da Draghi e Giorgia Meloni al segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres, il presidente Zelensky ha mostrato loro le terribili prove del genocidio e dei crimini di guerra perpetrati dai russi ed è riuscito a ottenere il sostegno militare ed economico indispensabile, per resistere prima e poi contro attaccare le truppe di Putin. L’identificazione degli ucraini col loro presidente è totale e commovente. Lo si è visto anche a Roma dove i connazionali lo hanno acclamato in lacrime sotto la pioggia.

La tappa romana, dopo le visite al vertice a Washington, Londra, Parigi, Amsterdam, Bruxelles, Varsavia e domani anche Berlino, ha ulteriormente esaltato il ruolo essenziale di Zelensky che è riuscito a parlare prima ancora che ai leader istituzionali e politici del nostro Paese al cuore degli italiani, con un atteggiamento semplice e coraggioso e parole che hanno evocato le sofferenze e la capacità di non darsi mai per vinti degli ucraini.

Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che dall’inizio dell’invasione non ha mai smesso di incoraggiare l’Ucraina e di condannare con fermezza l’aggressione russa, ha avuto oggi per Zelesnky nell’incontro al Quirinale parole ed espressioni di grande partecipazione e solidarietà. Parole talmente toccanti e sentite da ricordare quelle unicamente usate dal Capo dello Stato per rendere onore ai martiri della resistenza italiana e agli eroi civili della lotta contro la mafia. Abbracci e tantissimo affetto a Palazzo Chigi anche da parte della premier, più volte sconvolta e in lacrime durante la recente visita in Ucraina nelle zone epicentro delle atrocità russe.

“L’Italia scommette sulla vittoria dell’Ucraina e sostiene l’indipendenza e la sovranità di Kiev. Auspichiamo la pace, purché sia una pace giusta”, ha affermato significativamente Giorgia Meloni, che ha ricordato l’impegno italiano per accelerare l’ingresso nell’Ucraina nell’Unione europea: “L’Italia era ed è dalla parte giusta, dalla parte della verità in questa guerra. Ci stiamo muovendo nella direzione della vittoria. La vittoria significa la pace per il nostro Stato”, ha risposto Zelensky che ha ringraziato per l’importante assistenza militare “che dà all’Ucraina – ha detto – la capacità di resistere all’aggressione russa”.

Di grande rilievo internazionale e insieme diplomatico e umanitario, l’incontro molto sentito e partecipato di Zelensky con papa Francesco. Un’udienza pontificia che ha segnato il top del riscontro mediatico globale della visita a Roma del presidente ucraino. Papa Francesco ha donato all’ospite una piccola scultura che rappresenta un ramoscello d’ulivo, simbolo della pace. Zelensky ha donato al Papa un’icona della Madonna dipinta sui resti di un giubbotto antiproiettile. Dal riserbo assoluto sui 40 minuti di colloquio a porte chiuse, trapela soltanto l’espressione distesa e lo sguardo soddisfatto del presidente all’uscita dallo studio privato del Pontefice, che gli avrebbe proposto diverse ipotesi di negoziati e d’avvio di trattative.

Implicita da parte Vaticana la possibilità di coinvolgere la Chiesa ortodossa Russa per verificare la possibilità di riscontri da parte di Putin. La via della pace proposta da Papa Francesco è un sentiero di buona volontà e di speranze. Un sentiero esile, ma persistente che si prefigge di fare breccia nel cuore di tutti coloro che si rendono conto dei rischi e delle immani carneficine determinate dalla guerra in atto. “Non c’è via per la pace. La pace è la via”, affermava il celebre monaco buddista Thích Nhất Hạnh.

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