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Ingrid è tornata diversa. La strategia di comunicazione che da sempre l´aveva caratterizzata l´ha persa in questi più di sei anni di prigionia. Non è più la politica cauta che utilizzava l´arma della dialettica per denunciare corrotti e spiegare ai cittadini comuni i suoi programmi di lavoro. Ed è pure giusto che sia stato così. Le torture fisiche e psicologiche che subiscono i sequestrati delle Farc destabilizzano l´equilibrio anche del più ferreo e forte essere umano. Il problema è che Ingrid adesso parla di tutto, sempre, senza nemmeno pensarci. Con tutti i riflettori del mondo addosso. È ricevuta dai leader mondiali con gli onori di un capo di Stato e non smette di rilasciare interviste. Nella sua Lettera dall´inferno (Garzanti, 2008), missiva consegnata ai famigliari e poi pubblicata in diverse lingue, la Betancourt confessava che nel caso in cui fosse stata libertata si sarebbe dedicata ai suoi cari. Subito dopo la liberazione è volata a Parigi, da dove sembra non volere muoversi più, ma i giorni con i figli Lorenzo e Melanie vengono trasmessi in diretta globale. Ingrid dice di volerci pensae prima di candidarsi alle elezioni presidenziali in Colombia, ma la (ormai iniziata) campagna elettorale non la può certo fare daigliChamps-Elysées.
Le conferenze stampa degli ultimi giorni le ha dedicate a discorsi superficali come quello sulla testata di Zidane e il suo pianto dopo la sconfitta della Francia ai Mondiali di calcio. E della vita quotidiana in libertà cosa le è mancato? L´acqua calda. Forse tutto è semplicemente un mal di selva che passerà, speriamo presto.
Ma chi da sempre le è stata vicino non perdona. Gli sguardi sospetti sul suo modo di fare sono iniziati: Clara Rojas, fedele compagna nel percorso politico e anche durante la prigionia, considera “teatrali” i suoi atteggiamenti. “Io non la voterei, alcuni suoi movimenti mi spaventano”, ha dichiarato Rojas, che ha avuto un figlio da un guerrigliero durante il sequestro. Lo stesso vale per Juan Carlos Lecompte, il marito della Betancourt, che dopo averla aspettata per quasi sette anni oggi lamenta in un´intervista a El Tiempo di non avere ricevuto ancora neanche un abbraccio dalla moglie. L´amore sembra averlo perso nella giungla.
Michelle Bachelet, presidente del Cile, ha annunciato la proposta di candidare Ingrid al premio Nobel. Senza dubbio l´icona globale della Betancourt aiuterà la Colombia ad attraversare il difficile guado verso la pace. Ma forse è più giusto e sicuro farlo senza troppe telecamere.

Mal di selva

Ingrid è tornata diversa. La strategia di comunicazione che da sempre l´aveva caratterizzata l´ha persa in questi più di sei anni di prigionia. Non è più la politica cauta che utilizzava l´arma della dialettica per denunciare corrotti e spiegare ai cittadini comuni i suoi programmi di lavoro. Ed è pure giusto che sia stato così. Le torture fisiche e psicologiche che subiscono…

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Pimby_ la rassegna stampa quotidiana

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