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Il discorso sullo Stato dell’Unione di Ursula von der Leyen, pronunciato mercoledì a Strasburgo, ha segnato l’avvio politico del suo secondo mandato alla guida della Commissione europea. Priorità economiche, tecnologiche e geopolitiche hanno dominato l’agenda, con particolare attenzione alle sfide della difesa, dell’autonomia strategica e delle relazioni esterne.

Secondo Tiago Antunes, associate senior fellow di European Council on Foreign Relations (Ecfr), l’Unione europea ha compiuto progressi rilevanti sul fronte della sicurezza, ma resta distante dall’obiettivo di diventare una vera potenza geopolitica. “L’Ue ha bisogno di poteri straordinari per affrontare circostanze straordinarie”, osserva in commenti che il think tank paneuropeo ha affidato a Formiche.net, avvertendo che il Preparedness Union Strategy lanciato a marzo deve ora tradursi in misure concrete per garantire rapidità e resilienza contro minacce ibride e crisi emergenti.

La dimensione geoeconomica è stata al centro dell’intervento della presidente, un anno dopo la pubblicazione del Rapporto Draghi. Agathe Demarais, anche lei senior policy fellow dell’istituto, evidenzia come il tema dell’integrazione tra economia e geopolitica sia ormai cruciale: “I temi del commercio sono particolarmente critici in quanto il presidente della Commissione continua a delineare come il recente accordo commerciale transatlantico sia vantaggioso per gli interessi europei”. Secondo l’analista, le prossime mosse dovranno includere il rafforzamento del mercato unico, nuovi accordi di libero scambio e strumenti per sostenere le imprese europee di fronte ai dazi statunitensi. Altrettanto strategico sarà il sostegno alle startup tecnologiche, con più investimenti e un quadro normativo semplificato e uniforme a livello europeo.

Sul dossier mediorientale, il discorso ha lasciato margini di dibattito. Hugh Lovatt, un altro senior policy fellow, accoglie come un passo avanti il riconoscimento che Bruxelles possa adottare misure autonome per aumentare la pressione su Israele: «Il riconoscimento da parte della presidente von der Leyen che la Commissione europea può fare di più da sola per imporre un costo a Israele per la sua crescente aggressione […] è un importante, anche se molto tardivo, passo avanti». Tuttavia, nota che l’intervento non ha affrontato questioni centrali come il bando al commercio con le colonie israeliane, già sollecitato dalla Corte internazionale di giustizia.

Il tema della sovranità tecnologica resta uno dei più controversi. Giorgos Verdi, policy fellow, sottolinea come la retorica sull’intelligenza artificiale europea non sia supportata da strumenti adeguati: “Nella retorica, un’AI europea e sovrana è stata dipinta come essenziale. La realtà è che le misure annunciate non saranno sufficienti”. Più promettente, invece, la proposta di introdurre criteri di procurement “Made in Europe” per le tecnologie pulite, che se estesi al digitale potrebbero rafforzare la domanda di soluzioni sovrane lungo tutta la catena tecnologica.

Nel complesso, l’intervento di von der Leyen ha offerto una piattaforma ampia ma ancora parziale: dai limiti del quadro legale in materia di difesa alle sfide della geoeconomia, fino ai dossier mediorientali e tecnologici. Le reazioni degli esperti di Ecfr evidenziano come la Commissione abbia tracciato la direzione, ma sia ora chiamata a dotarsi degli strumenti concreti per tradurre l’ambizione in potere effettivo.

Ora l'Unione europea è chiamata all'azione. Le istruzioni di Ecfr

Ursula von der Leyen ha delineato a Strasburgo le priorità della Commissione per il nuovo mandato, spaziando da difesa e geoeconomia a Medio Oriente e sovranità tecnologica. Le reazioni raccolte da Ecfr mettono in luce progressi e limiti: dal bisogno di strumenti straordinari in materia di sicurezza alla necessità di sostenere imprese e startup, fino alle politiche verso Israele e l’AI. A commentare sono Tiago Antunes, Agathe Demarais, Hugh Lovatt e Giorgos Verdi

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