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Ad aprile Parigi aveva già salvato il regime di Idriss Deby dagli attacchi ribelli. Ora l’esercito francese in Ciad è di nuovo pronto all’azione. “Se la Francia dovrà compiere il proprio dovere lo farà” ha dichiarato martedì Sarkozy a La Rochelle.Sudan e Ciad si affrontano attraverso le ribellioni nei paesi vicini. Il conflitto nel Darfur sembra incontrollabile. L’instabilità rischia di contagiare tutta la regione. L’Africa centrale scivola, di nuovo, nella guerra e la Francia è in prima linea.

Nonostante l’autorizzazione dell’Onu, un possibile intervento militare diretto in Ciad porrà un problema all’Eliseo. Con il Ciad Parigi è legata da un “accordo di cooperazione militare”. Con altri sei paesi – Centrafrica, Congo-Brazaville, Costa d’Avorio, Gabon, Senegal e Togo – da “accordi difensivi”.

La Francia sta diventando il “gendarme” di questa parte del continente nero? Si tratta di un impegno stabilizzante? Oppure si difendono così regimi scomodi e si salvaguardano interessi puramente francesi?

Le prime mosse di Sarkozy indicano che il nuovo inquilino dell’Eliseo vuole seguire la politica africana del suo predecessore. Il presidente permetterà il primo intervento dopo 48 anni in uno Stato formalmente indipendente? Gli interessi di Parigi in Ciad hanno motivi geostrategici. La scoperta di giacimenti petroliferi ha fatto crescere la voglia francese di prendere parte alla vicende di N’Djamena. Del resto dal 1960, anno in cui il Ciad ha raggiunto l’autonomia, più o meno tutti i suoi governanti hanno fatto capire che avrebbero sempre accettato l’intervento francese.

Deby è andato al potere nel 1990 con un colpo di stato militare sostenuto da Gheddafi. Prima del putsch anche lui aveva ricevuto, come molti altri leader africani, la benedizione finale di Parigi. Ma i rapporti tra l’attuale presidente del Ciad e la Francia non si fermano qui. Da giovane Deby ha svolto un corso da pilota a Hazebrouck nel nord dell’esagono. Nel 1985 a Parigi aveva frequentato l’ “Ecole de Guerre”, l’accademia militare dove viene creata l’elite degli ufficiali transalpini. Un corso in cui il futuro presidente aveva “fortemente” impressionato i suoi superiori.

Tutte relazioni che gli sono state utili per portare a termine con successo il colpo di stato fatto con il consenso francese. Perciò Deby si era piegato volentieri alla “nuova moda” parigina. Pretendere la “legittimazione democratica” dai potentati africani. Ma il nuovo uomo forte del Ciad, pur essendosi sottoposto al lavacro elettorale, era riuscito a incollerire i suoi “padrini”.

Nel maggio 2006, violando una Costituzione che prevede solo due mandati presidenziali, il capo dello Stato si faceva eleggere per la terza volta. Se la Francia con Chirac decideva di chiudere gli occhi – un giochino già fatto con l’ipocrita difesa dei diritti umani – il Sudan non intendeva fare la stessa cosa. Khartoum sfruttava la situazione e rafforzava il suo sostegno all’opposizione in Ciad.

A Cannes, durante l’ultimo vertice Francia-Africa cui ha partecipato come presidente della Repubblica, Chirac ha riservato a Deby un’accoglienza esageratamente calorosa. Il capo di Stato africano sfruttava i vantaggi che gli derivavano dall’essere l’avversario internazionalmente riconosciuto del malvagio presidente sudanese Bashir.

L’accordo militare del 1976 lega militarmente Francia e Ciad. In realtà è la Francia ad essersi impegnata al sostegno logistico e all’addestramento dell’esercito e dell’intelligence militare di N’Djamena. Ma i compiti dei 1450 uomini della brigata “Sparviero”, con cui la Francia controlla anche l’importante aeroporto del paese, vanno molto oltre l’accordo. In questo senso va l’aiuto dato all’esercito di Deby dai Mirage francesi, accusati di aver bombardato l’opposizione in rivolta.

Finora i militari di Parigi si sono limitati a far espatriare i propri concittadini dal paese in guerra. È improbabile però che la Francia riesca a mantenere questa finta neutralità. In fondo sono i suoi ufficiali a garantire la sicurezza dell’aeroporto di N’Djamena da dove decollano gli elicotteri che attaccano i ribelli. Il ministro degli esteri Kouchner ha fatto chiaramente capire che il suo paese continuerà a sostenere Deby. I combattimenti in corso mostrano che questa impresa può essere tanto rischiosa quanto quella di guidare i militari dell’Eufor (le forze di interposizione europea). Per ora la sola cosa certa è che a febbraio Sarkozy non visiterà N’Djamena. L’annuncio della grazia ai sei cittadini francesi, militanti dell’organizzazione Arca di Noè (condannati per aver sequestrato dei minori), è rinviata a data da destinarsi.

Il nuovo laboratorio della “Franafrique”

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